di Michael Pluess (King’s College London, London, UK)
e Jay Belsky (California, Davis, CA, USA)
(tradotto da:International Society for the Study of Behavioural Development,2012,Number
2 Serial No. 62)

E 'ampiamente riconosciuto che la sensibilità dei genitori contribuisce al
sano sviluppo psicosociale dei bambini e ciò non si basa semplicemente
sulla saggezza popolare. Meta-analisi di studi sperimentali controllati
secondo la teoria dell'attaccamento dimostrano che genitori sensibili
determinano un attaccamento sicuro nel neonato e nel bambino
(Bakermans-Kranenburg, van IJzendoorn, e Juffer, 2003; De Wolff & van
IJzendoorn, 1997). Tutto ciò vuol forse dire che ogni bambino ha la stessa
probabilità di beneficiare di genitori sensibili ? Per rispondere a questa
cruciale domanda, si devono prendere in considerazione una serie di risultati
che emergono dagli studi sull’interazione gene-ambiente (ad esempio, Bakermans-Kranenburg
e van IJzendoorn, 2006; Knafo, Israele, e Ebstein, 2011). Nella sezione
conclusiva, discutiamo di differenti contesti di interazione gene-ambiente
prima di proporre possibili implicazioni della ricerca che descrive la
suscettibilità differenziale all'influenza della genitorialità.
Vulnerabilità allo stress /vs/ suscettibilità differenziale
Le interazioni tra le caratteristiche organiche dei bambini (per esempio,
il temperamento, il genotipo) e le influenze ambientali, tra cui la qualità dei
genitori, di solito sono interpretati in termini psicopatologici secondo
il modello di vulnerabilità allo stress (Monroe & Simons, 1991; Zuckerman,
1999) o quello dello sviluppo a Duplice Rischio (Sameroff, 1983) (*)
Entrambi i modelli si basano sulla considerazione che le conseguenze
negative di eventi avversi caratterizzano sproporzionatamente, se non
esclusivamente,i bambini che sono '' vulnerabili '',rispetto ai
bambini,considerati ‘resilenti’,che non risentono delle stesse avversità
(Zubin & Spring, 1977).
I modelli di Vulnerabilità allo stress e del Duplice rischio implicano,
inoltre, che in condizioni di sostegno ambientale e con genitori sensibili,gli
individui '' vulnerabili’ e ''resilenti” non differiranno nel loro
funzionamento.In altre parole,sarebbe solo nelle condizioni avverse che la loro
sensibilità all'influenza ambientale diventa visibilmente operante.
Ma è corretto definire i bambini che vengono negativamente influenzati in
grado maggiore dalla bassa qualità genitoriale esclusivamente come ''
vulnerabili allo stress” senza attendersi differenze in risposta alle
esperienze positive,come sembrano implicare i modelli di Vulnerabilità allo
stress e del Duplice rischio?
Il punto di vista focalizzato sui modelli patologici della Vulnerabilità
allo stress/Duplice rischio è stato di recente contestato con l'ipotesi della
suscettibilità differenziale (Belsky, 1997a, 1997b, 2005; Belsky,
Bakermans-Kranenburg, e van IJzendoorn, 2007; Belsky & Pluess 2009 ), la
quale afferma che gli individui non variano nella misura in cui sono
vulnerabili agli effetti delle esperienze negative , ma su un piano più
generale,quello della loro Plasticità di sviluppo: 'individui' più plastici o
malleabili saranno più sensibili sia alle sequenze di sviluppo avverse
derivanti da ambienti negativi,sia alle sequenze evolutive positive in ambienti
favorevoli; gli individui meno sensibili - i cosiddetti ''fermi’ (o
relativamente ‘fermi’) - saranno molto meno o per niente colpiti dalle stesse
condizioni ambientali (vedi Figura 1).(**)
Boyce e Ellis (2005) hanno avanzato una prospettiva simile a quella della
sensibilità differenziale con un focus più specifico sul ruolo del sistema di
risposta allo stress come moderatore degli effetti ambientali (per esempio, ''
la sensibilità biologica al contesto ''; vedi anche Ellis, Boyce, Belsky ,
Bakermans-Kranenburg, e van IJzendoorn, 2011).
Un numero crescente di studi sull’interazione gene-ambiente forniscono una
vasta evidenza empirica che la Sensibilità differenziale e in funzione della
variazione genetica. In seguito, riassumiamo i risultati di una serie di
indagini che documentano sugli effetti moderatori di un polimorfismo nel gene
recettore della dopamina D4 (DRD4) rispetto alla genitorialità. Più ampi
resoconti di suscettibilità differenziali che coinvolgono altri geni differenti
dal DRD4 e altre influenze ambientali relative alla genitorialità possono
essere trovati altrove (Belsky & Pluess, 2009; Ellis, et al, 2011;. Pluess
& Belsky, 2010).
Suscettibilità differenziale alla genitorialità in funzione del
polimorfismo del recettore D4 della dopamina
Variazioni di un singolo gene - i cosiddetti polimorfismi - sono frequenti
nella popolazione umana e sono generalmente caratterizzati dalla presenza di
due o più differenti versioni o varianti dello stesso gene (cioè alleli).
Il gene DRD4 codifica per una proteina che trasmette segnali della dopamina
da un neurone all'altro e svolge un ruolo importante nel sistema dopaminergico
dedicato ai meccanismi dell'attenzione, motivazionali e della selezione dei
rinforzi positivi.
Varianti del DRD4 differiscono per il numero di 48 coppie base ripetute in
tandem nell'esone III, che vanno da 2-11. La variante 7 è stata identificata
come un 'fattore' di 'vulnerabilità' a causa dei suoi collegamenti con ADHD-Sindrome
da deficit di attenzione e Iperattività-(Faraone, Doyle, Mick, e Biederman,
2001),che comporta,tra altre componenti, alti valori nella ricerca
di novità (Kluger, Siegfried, e Ebstein, 2002), e bassa efficienza
nella ricezione della dopamina (Robbins & Everitt, 1999).(***)
Una vasta serie di studi mette in evidenza che i bambini portatori di
questo putativo allele di rischio non sono solo più negativamente influenzati
da una genitorialità di qualità inferiore rispetto agli altri bambini, ma
beneficiano anche più di altri di un alta qualità
dell'allevamento,coerentemente con il quadro generale della Sensibilità
differenziale.

Fig.1-La metà sinistra della figura mostra il lato negativo della
suscettibilità differenziale (cioè la Vulnerabilità allo stress): in risposta
alla genitorialità di bassa qualità, il livello di funzionamento diminuisce
negli individui A, riflettendo la vulnerabilità, mentre rimane invariato negli
individui
B,manifestando la loro ‘resilienza’. La metà destra della figura mostra il
lato positivo della suscettibilità differenziale (cioè,il vantaggio della
sensibilità): in risposta a una genitorialità di alta qualità, il livello di
funzionamento aumenta negli individui A,manifestando il vantaggio della sensibilità-vulnerabilità,
mentre rimane invariato negli individui B, riflettendo la loro resistenza. Di
conseguenza, gli individui A riflettono maggiore suscettibilità a entrambe le
esperienze genitoriali negative e positive, mentre i B appaiono meno reattivi indipendentemente
dalla qualità del comportamento genitoriale.
Per esempio, in uno studio longitudinale,l’ insensibilità materna osservata
quando i bambini erano a 10 mesi di età ha predetto maggiori problemi di
esternalizzazione segnalati dalle madri più di due anni dopo, ma solo per i
bambini che avevano la variante 7 dell’allele DRD4 (Bakermans-Kranenburg e van
IJzendoorn, 2006). È importante sottolineare, tuttavia, che i bambini con il
recettore della dopamina D4 nella sua variante DRD4-7r hanno manifestato un
comportamento di esternalizzazione, seppur minore,anche quando le madri erano
altamente sensibili.
In un'indagine trasversale sulla sensation seeking a 18-21
mesi di età i bambini ha dato risultati in linea con quelli appena citati:
bambini che trasportano l'allele a 7 ripetizioni (7-r) secondo valutazioni dei
genitori mostravano un più basso comportamento di sensation seeking quando
la qualità genitoriale era elevata,ma ancora maggiore,rispetto ai bambini senza
l'allele 7-r,quando la qualità genitoriale era bassa (Sheese, Voelker,
Rothbart, e Posner, 2007).
Anche se è dimostrato che la qualità dei genitori è significativamentre
associata negli individui 7-r con il loro grado nella ‘ricerca di sensazioni’,
ciò non accade con altri bambini. E’ importante notare che il genotipo non ha
predetto né la qualità genitoriale,né i livelli di ‘sensation seeking’,riducendo
perciò la possibilità che siano i bambini che trasportano alcuni geni ad
evocare la qualità genitoriale che poi in effetti finiscono per ricevere.
Stando così le cose,allora tutto questo sarebbe più correttamente descrivibile
come correlazione gene-ambiente, piuttosto che come interazione gene-ambiente.
La ricerca su interventi sperimentali progettati per migliorare la
genitorialità documenta anche un effetto di moderazione dell’ allele 7-r sulla
genitorialità.
Quando Bakermans-Kranenburg, van IJzendorn, Pijlman, Mesman, e Juffer
(2008) hanno esaminato il cambiamento nel tempo del comportamento genitoriale
(da prima a dopo che un video-feedback sull'intervento genitoriale su base
casuale è stato fornito a donne che erano madri da 1 a 3 anni e che avevano
segnalato nei figli problemi elevati di esternalizzazione) essi non solo hanno
scoperto che l'intervento riuscì a promuovere una genitorialità più sensibile e
una disciplina più positiva, ma anche che gli effetti sperimentali estesi a
miglioramenti nel comportamento del bambino valevano solo per quei bambini
portatori dell'allele DRD4 7-r.
Questi risultati sono particolarmente importanti, non solo perché sono
coerenti con le ricerche considerate prima, ma perché sono chiaramente la
cronaca degli indiscutibileieffetti causali della genitorialità in caso di
bambini geneticamente suscettibili. In una recente analisi trasversale di uno
studio prospettico longitudinale Knafo, et al. (2011) hanno esaminato se DRD4
moderava gli effetti di madri segnalate come positive nel comportamento
parentale sul comportamento prosociale nella prima infanzia, utilizzando un
campione di 167 bambini e bambine di 3,5 anni . Tra i bambini non portatori dell'allele
DRD4 7-r, non vi era alcuna relazione significativa tra positività a genitori e
comportamento prosociale. Tra i bambini con l’allele DRD4 7-r, però,è emersa la
prova di una maggiore sensibilità: un comportamento genitoriale più positivo
delle madri dimostrava di essere relativo ad un maggiore comportamento
prosociale dei loro figli.
Infine, Berry,Deater-Deckard, McCartney, Wang, e Petrill (in corso di
stampa), hanno studiato in un sottocampione (n=711) di una larga scala
longitudinae prospettica NICHD Studio of Early Child Care, se il DRD4 moderava
gli effetti della precoce sensibilità parentale sui sentieri problematici
dell'attenzione nel corso di metà infanzia
L’allele DRD4 7-r era associato con livelli più elevati di disattenzione in
correlazione con una genitorialità a bassa sensibilità, ma, in linea con un
modello di interazione secondo la sensibilità differenziale, lo stesso allele è
stato anche associato a minori livelli di disattenzione in un contesto della
elevata sensibilità genitoriale.
Discussione
Oggi vi è una crescente evidenza che alcuni individui sono più suscettibili
di altri alle esperienze negative o positive con i genitori in funzione delle
loro differenze genetiche - coerentemente con l'ipotesi del Differenziale di
sensibilità.
Di conseguenza, il comportamento dei genitori sembra esercitare più
influenza su alcuni bambini che su altri. In extremis, lo stesso comportamento
dei genitori può influenzare alcuni bambini e non influenzare gli altri per
niente, a seconda del make-up genetico dei bambini.
In contrasto con la prospettiva della ' vulnerabilità ' che è al centro dei
modelli di Vulnerabilità allo stress e del Duplice rischio dell’azione
ambientale; essere più o meno sensibili alle esperienze di allevamento non è
cioè esclusivamente un effetto delle avversità ambientalia;questa maggiore
ssensibilità può operare anche in rapporto di ambienti di allevamento
favorevoli (Pluess & Belsky, presentato).
Ciò che deve essere chiaro, quindi, è che, indipendentemente dal fatto che
essere un bambino altamente vulnerabile sia considerato vantaggioso o
no,dipende interamente dall'ambiente a cui il bambino è esposto.
Mentre gli individui più suscettibili sembrerebbero beneficiare dalle
risposte in modo più positivo a un comportamento genitoriale attento e
supportivo , i bambini meno sensibili sembrano beneficiare maggiormente dei
‘resilenti’ di fronte alle avversità del contesto di vita, inclusi i genitori
problematici.
I risultati coerenti con la suscettibilità differenziale suggeriscono che
il modello di sviluppo ampiamente condiviso della Vulnerabilità allo stress/
Duplice rischio può seriamente travisare alcuni processi , con particolare
riguardo al modo in cui funziona la plasticità dello sviluppo:alcuni bambini
potrebbero non essere semplicemente più vulnerabili a condizioni ambientali
avverse, ma in realtà più suscettibili a entrambe le esperienze,sia negative
che positive. Uno dei possibili motivi per cui questa possibilità è stata
raramente discussa nella letteratura è probabilmente il risultato di una
esagerata concentrazione della psicologia sugli effetti negativi di esperienze
avverse sui problemi dello sviluppo e, di conseguenza,sull’identificazione di
soggetti,tra cui i bambini, che - per ragioni organiche- sono particolarmente
'' vulnerabili '' a rischi contestuali, contrapponendoli ad altri che ne
sarebbero '' protetti ''.
Ciò che prevede l'ipotesi della Suscettibilità differenziale, al contrario,
è che gli stessi bambini che sono considerati '' vulnerabili '' alle avversità
di fronte ai problemi nello sviluppo possono essere altrettanto sensibili (e
spesso in modo altrettanto estremo) agli effetti evolutivamente benefici di
ambienti di allevamento protettivi e supportivi. Questa nuova comprensione,fondamentalmente
diversa,sollecita qualche ripensamento e rimaneggiamento dei correnti concetti
di '' vulnerabilità '' e '' resilenza".
La ' vulnerabilità ' può rappresentare solo un lato della plasticità
– il lato negativo o buio – e quindi riflette solo una parte della
storia dello sviluppo. L'osservazione che i bambini,cosiddetti ' vulnerabili ',
beneficiano sproporzionatamente anche da ambienti positivi,sollecita
conclusioni differenti,e in un certo senso più neutro. Recentemente, Manuck e
altri (2011;in Sweitzer et al.) ha introdotto il termine di Sensibilità
Vantaggiosa per caratterizzare questo 'lato positivo o luminoso ' di
Sensibilità differenziale,che noi abbracciamo e promuoviamo non solo per
descrivere l'estremità positiva della suscettibilità differenziale, ma, più in
generale,anche la variabilità nelle risposte a esperienze esclusivamente
positive (Pluess & Belsky, presentato).
La '' Resilienza '', generalmente intesa come la vantaggiosa capacità di
resistere agli effetti negativi di condizioni ambientali avverse, può
rappresentare una immunità generale alle influenze ambientali di ogni tipo,
compresi quelli positivi.Nella misura in cui le cose stanno così,la ''
resilienza '', tipicamente considerata un vantaggio (in ambienti ostili),potrebbe
sembrare notevolmente svantaggiosa in ambienti favorevoli. Infatti in questi
contesti favorevoli, gli altamente vulnerabili mieteranno ogni sorta di
beneficio per lo sviluppo, mentre i meno vulnerabili, tra cui il
resiliente, non potrà che farlo in misura minore. Abbiamo scelto il termine
Resistenza Vantaggiosa per descrivere questa osservazione (Pluess & Belsky,
presentata).
E 'importante distinguere chiaramente tra la sensibilità differenziale,la
vulnerabilità allo stress, e la sensibilità vantaggiosa. Mentre la
suscettibilità differenziale richiama l'attenzione sulle differenze individuali
nella plasticità dello sviluppo- sia nel bene che nel male- e la Vulnerabilità
allo stress richiama l'attenzione sul peggio (solo sul ‘lato negativo’),la
Sensibilità Vantaggiosa è solo orientata al ‘lato positivo’,al meglio. Questa
distinzione solleva l’intrigante possibilità che, mentre alcuni individui
possono essere eccessivamente sensibili alle esperienze negative, in linea con
la vulnerabilità allo stress, altri possono essere eccessivamente sensibili
alle condizioni ambientali positivi, in linea con la Sensibilità Vantaggiosa.
Ed ancora altri possono essere eccessivamente sensibili a entrambi, o nessuno
(vedi Figura 1 per una illustrazione grafica di questi concetti). In sostanza,i
genitori non sembrano esercitare lo stesso effetto su tutti i bambini. Sebbene
questa osservazione in sé non sia nuova,ma ormai ampiamente accettata con la
nozione di effetti ambientali non condivisi (Plomin e Daniels, 1987),ciò che il
pensiero sulla sensibilità differenziale aggiunge a questa comprensione è la
possibilità che alcuni bambini siano generalmente più influenzati e altri meno
dal comportamento genitoriale,sia esso positivo oppure negativo.
L'ipotesi della differenza di sensibilità, quindi, rappresenta una nuova
prospettiva relativa alle differenze di risposta alle esperienze genitoriali,
basata sulla premessa teorica che gli individui differiscono fondamentalmente
nella loro plasticità di sviluppo.Le riflessioni sulle Differenze di
sensibilità estendono il concetto di Vulnerabilità allo stress e
portano l’attenzione sul fatto che alcuni individui che più di altri sono
influenzati dalle esperienze negative nello sviluppo sono nello stesso tempo
anche quelli più sensibili alle influenze ambientali positive.
Per concludere,c’è da aggiungere che oltre alle importanti implicazioni
teoriche sugli effetti della condotta genitoriale in relazione alla Sensibilità
differenziale,una revisione della definizione dei bambini cosiddetti
‘vulnerabili’, riconcettualizzandoli come bambini altamente sensibili sia ad
ambienti positivi che ad ambienti svantaggiosi,potrebbe risultare assai utile
ai professionisti che trattano con bambini e genitori.
Guardare i bambini come aventi una maggiore o minore plasticità di
sviluppo,anzichè essere semplicemente ' vulnerabili ' o meno alle avversità,può
creare speranza per molti genitori che spesso si sentono sopraffatti davanti ai
loro neonati o bambini molto impegnativi.Sapere che il rendimento di un investimento
gravoso in una genitorialità sensibile può essere sostanziale in positivo
potrebbe fornire la motivazione a lavorare sodo proprio quando la stanchezza e
l'irritazione si fanno sentire (****)
Note :
(*)
L’ipotesi del "duplice rischio" deriva dagli
effetti sinergici tra la vulnerabilità di un individuo e specifiche avversità
che operano nel suo ambiente.Mentre alcune persone sono considerate ‘sensibili’
a tali avversità per una propria vulnerabilità personale,altre
persone,considerate ‘resilenti’,non manifestano tale vulnerabilità e perciò non
risentono, spesso a causa di fattori protettivi personali (ad esempio,bassa
reattività allo stress, genotipi non a rischio),degli stessi traumi o stress
(Cicchetti, 1993; Cicchetti& Garmezy, 1993; Luthar, 2006; Masten &
Obradovic',2006).
(**)
Due modelli evolutivi esistenti,la teoria della
sensibilità Biologica al contesto (BSCT) e la Teoria della Sensibilità
Differenziale (DST),convergono sull'ipotesi che alcuni individui sono più
sensibili di altri sia alle condizioni ambientali negative (promozione del
rischio) che positive (miglioramento dello sviluppo) Questi modelli contrastano
con la prospettiva attualmente dominante riguardo alla vulnerabilità personale
e al rischio ambientale (cioè le teorie della Vulnerabilità allo stress e
del Dublice Rischio ) e dal confronto emerge la necessità di un cambiamento di
paradigma nella concettualizzazione delle interazioni Persona x Ambiente nel
corso dello sviluppo.
(***)
L’allele più frequente è quello a 4 ripetizioni,mentre
quello a 7,che sembra essere un’allele evolutivamente più recente,è quello che
sopprime maggiormente l’espressione del gene influenzando la sua efficacia
trasduzionale.Questo allele è stato associato infatti a un comportamento
incontrollato e aggressivo,a risposte impulsive agli stimoli esterni,e ad una
insaziabile ricerca di nuove sensazioni.
(****)
Dunque in cosa consisterebbe il cambio di paradigma
previsto da Belsky e Pluess?Forse in questo.I concetti di Vulnerabilità allo
stress e del Duplice rischio (genetica+ambiente) non sono primari nella
generazione dei differenti tratti di personalità dei figli,ma agiscono
all'interno di una fenomenologia più vasta che li precede,e cioè quella delle
correlazioni casuali tra il genotipo del genitore e quello del bambino.