Nel fare il punto sulla schizofrenia,prima di passare in rassegna i vari colpevoli del disturbo,Matt Ridley (Il gene agile,2003) premise un’affermazione eloquente di William James, “La parola ‘causa’ è…un altare a un Dio sconosciuto’.
Nell’attesa
che il tribunale della scienza riesca a farlo,ancora non sono state raccolte
prove schiaccianti a carico di un singolo imputato,tra le madri,i
geni,i virus che possono infettare il cervello dei neonati,un disturbo della
migrazione neuronale nel corso dello sviluppo,o ciò che mangiamo.Forse tutti
gli imputati in varia misura condividono la colpa. L’unica certezza è che in
ognuno di essi è presente un’evidente indivisibilità tra influenze genetiche e
ambientali,a differenza di quanto si affermava,ad esempio,nei primi decenni del
novecento quando chi enfatizzava la responsabilità della madre per la
schizofrenia adottava una visione rigorosamente ambientalista,come la
psicoanalisi,e chi invece attribuendo la colpa ai geni era portato a ridurre a
zero ogni influenza ambientale. Secondo la psicoanalisi solo un buon rapporto
con la madre poteva garantire un felice attaccamento e un equilibrato sviluppo
mentale:il resto andava a sistemarsi nei vari gironi infernali delle nevrosi e
delle psicosi,della schizofrenia e dei disturbi comportamentali
seri.Insomma solo una buona madre aveva il potere di tirar su un figlio
mentalmente sano e ben adattato.
Se teniamo conto dell’accurata ricerca fatta da D.K.Simonton (2002) sulle menti
creative nella scienza e nell’arte,nel quale stima che il 28% degli
scienziati,il 60% dei compositori,il 73% dei pittori,il 77% degli scrittori di
romanzi e l’87% dei poeti abbiano dimostrato un certo grado di disturbo
mentale,si potrebbe arrivare alla nebbiosa conclusione che alcune menti geniali
della scienza e delle arti sono figli di pessime madri che da sole o in
collaborazione con altri colpevoli li hanno resi schizofrenici,ma nello stesso
tempo li hanno anche salvati dalla mediocrità?
La madre è certamente una pedina importante nella formazione del carattere
e della mente di un individuo,ma pochi oggi si sentirebbero di affermare che
tra comportamento materno e stato mentale del figlio esiste un semplice
rapporto di causa effetto.Anche in questa relazione s'intrecciano le forze
combinate dei geni e dell’ambiente.
Abbiamo suggerito (vedi nel blog "L'impronta dell'evoluzione nella tua mente") ciò che in genere
viene poco considerato negli studi sulla mente)e cioè che il comportamento
materno ha senso solo se valutato sullo sfondo del rapporto e della risonanza
che s’instaura tra il suo temperamento genetico e quello del figlio (concordanza
o discordanza),e dal grado di psicotismo della madre (Eysenck,1995,e
altri).Riteniamo che siano queste le radici ambientali da cui l’animale
informivoro (G.A.Miller, 1984) svilupperà le specifiche connessioni e
ramificazioni neurali che sono alla base della sua personale fame epistemica
alla incessante ricerca delle informazioni che gli interessano.
Le differenze cognitive individuali dentro questa ‘fame’ sono delineati in
uno studio condotto nel 2005 dalla neuroscienziata Anna Abraham del Max Planck Insitute per
approfondire il nesso tra Creatività e Psicoticismo (tratto caratteriale che
con Estroversione e Nevroticismo costituisce il modello PEN di Eysenck per la
teoria della personalità).Eysenck fu il primo a ipotizzare una correlazione tra
psicoticismo e creatività e a notare la facilità con cui quest’ultima può
sfociare nella psicosi o nella schizofrenia per via del suo caratteristico
stile iper-inclusivo che può indurre a vedere schemi e rapporti tra cose anche
dove non ce ne sono.La Abraham ha studiato due dimensioni caratteriali in
soggetti sani: l’originalità/novità e la concretezza/utilità.
L’ipotesi formulata con i colleghi era che livelli più alti di psicoticismo
potrebbero corrispondere ad un grado superiore di elaborazione concettuale e a
livelli elevati di originalità nell’immaginario creativo,ma potrebbero non
mostrare alcuna relazione con la concretezza/utilità dell’idea in questione.I
risultati hanno confermato le aspettive.I soggetti con livelli più elevati di
psicoticismo erano più creativi ma meno concreti.Abraham e colleghi lo hanno
attribuito alla loro capacità di pensiero associativo (scovare associazioni tra
elementi casuali) a discapito del pensiero concreto e arientato
all'obbiettivo.In altre parole trovare schemi e connessioni nuove è positivo,ma
trovarne ovunque,senza discriminare tra schemi veri e falsi,non tanto.Sarebbe
interessante studiare quanta influenza può avere il comportamento materno e
altre variabili d'ambiente in questo ventaglio dell'intelligenza creativa da
una maggiore concretezza (con minore creatività) a una minore concretezza (con
maggiore creatività).
Anche se non è la madre che rende un figlio schizofrenico,essa però può
ampliare o contenere certe sue predisposizioni genetiche.
Applicando il tradizionale concetto di 'cattiva madre',alcuni biografi
tendono a considerare,ad esempio,la precoce ed enfatica inclinazione alla
meccanica di Newton o quella verso la logica matematica di Nash,come difese
contro il dolore e la perdita patite nei confronti di madri
distanti,emotivamente assenti e orientate ai propri interessi.In realtà molte
di queste caratteristiche possono essere riscontrate in Marta Nash e in Hannah
Ayscough,madre di Newton,ma anche in una infinità di altre madri che non hanno
avuto figli geniali.
Forse bisogna concludere che,come suggerisce la psichiatria
evoluzionistica,tutto è molto legato al caso e alla trasmissione delle mutazioni
genetiche.
Le mutazioni genetiche che sono alla base della personalità ‘schizotipica’
e ‘schizofrenica’ forse sono il prezzo che Homo Sapiens ha dovuto pagare per
essere diventato un animale così intelligente.Secondo R.Nesse (2004) nell’evoluzione per selezione
naturale ognuna delle mutazioni che concorrono alla schizofrenia,se prese una
per una sarebbero tutte benefiche per l’intelligenza,ma quando si presentano
tutte insieme,come ogni tanto accade,creano effetti disastrosi.Si calcola che
questi effetti riguardano una media di 400 individui ogni
100.000 abitanti nei paesi sviluppati. Non è certo un caso che la prevalenza
della schizofrenia nei paesi sviluppati sia significativamente più alta di
quella nei paesi in via di sviluppo.Differente è anche l’esito,che è migliore
nei paesi in via di sviluppo.Nei paesi ‘poveri’ la quota dei pazienti psicotici
trattati non supera il 30%,mentre nei paesi industrializzati e ben oltre l’80%.
Le mutazioni benefiche per l’intelligenza intrecciano nella mente d’ognuno
i due lati della medaglia,quello genetico e quello ambientale,e alimentano
quella voracità di informazioni che nei futuri geni nasce particolarmente
elevata.
Quando questi da adulti si confrontano con le strutture simboliche e
logiche della cultura del loro tempo,come fossero trascinati da una forza
misteriosa, finiscono per accollarsi stress mentali che spesso mandano in tilt
il funzionamento dei loro cervelli;è probabile che affrontando fin dall’inizio
quelle strutture in modo divergente e obliquo,il genio faciliti l’innesco di
connessioni corticali insolite e al servizio di processi di pensiero innovativi
e stressanti.Alcuni aspetti comportamentali accomunano le infanzie di molti
futuri geni:sono solitari,strani e visionari,manifestano evidenti disarmonie
tra ragione ed emozione,sono inclini a creare rapporti stabili ma emotivamente
distaccati,sono precoci inventori di macchine (vedi le meridiane di I.Newton e
altri marchingegni),riparatori di apparecchi radio e telefoni (vedi
J.Nash),scrittori (come il fobico J.Joyce che a 9 anni scrive la sua prima
opera). E' logico supporre che a partire dalla loro adolescenza e giovinezza le risposte degli altri
a questi processi originali influiscano sul carattere dei futuri
geni,rafforzando la problematicità del loro comportamento sociale.Per
esempio,molti biografi ritengono che lo stress mentale fuori controllo che
portò Newton alla stesura definitiva dei Principia (1687) e al
seguente successo internazionale fu anche l’origine dei suoi ricorrenti
‘esaurimenti nervosi’,nei quali sfiorò la pazzia con deliri persecutori che
videro coinvolti amici come N.F.de Duillier e Locke.Anche il matematico J.Nash
disse che probabilmente i suoi primi disturbi di schizofrenia paranoide
iniziarono verso la metà degli anni ’50 quando iniziò ad appassionarsi alle
questioni legate all’interpretazione della meccanica quantistica.A tal
proposito è bene ricordare che lo schizofrenico J.Nash aveva verso il pensiero
razionale e concreto un atteggiamento tutt’altro che rispettoso:lo riteneva
responsabile di “..imporre un limite al concetto che una persona ha del
proprio rapporto col cosmo”
Anche tenendo conto delle notevoli differenze nei costumi familiari e
sociali tra il 17° secolo di Newton e il 20° di Nash,sembra che i problemi dei
due geni furono in gran parte farina ‘genetica’ del loro sacco;non ebbero
nemmeno madri particolarmente crudeli e insensibili e ambienti poco prodighi di
quelle informazioni di cui andavano accanitamente in cerca.
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