15 mag 2016

2) Dennett e le corse di cavalli…(truccate).


Dennett ironizza su tale pretesa di Gray,e lo sfida affermando che se non si dimostra in quale specifico punto la coscienza entra in azione,non si può dire di aver scoperto nessuna sua sede;ma ogni sforzo in tal senso sarà una inutile perdita di tempo perchè quella sede non esiste.Forse,afferma Dennett,il comparatore di Gray potrà avere molte caratteristiche eccellenti nell’economia generale della mente,ma in mezzo ad altri miliardi di ‘comparatori’,nessuno dei quali può essere considerato il ‘trono della coscienza’, la ‘magica chiave’.
Ciò che Dennett constesta con decisione è che si consideri l’osservazione cosciente come un genere molto speciale di trasduzione.Ci sono trasduttori artificiali,come le fotocellule,e  trasduttori naturali come i coni e i bastoncelli della retina,dice..“Essi prendono l’informazione in un mezzo e,in una superficie definita,la traducono:la stessa informazione viene inviata in qualche altro mezzo fisico....Si è tentati di pensare che la coscienza sia un genere molto,molto speciale di trasduzione:il genere che chiamiamo osservazione “(1998)
Gray dovrebbe rifarsi agli esperimenti di Libet,osserva Dennett,e così continua ”Supponiamo che una persona stia guidando e si accenda il semaforo rosso.Il piede scende sul pedale del freno,ma tale risposta allo stimolo costituisce una prova del fatto che il guidatore abbia una coscienza?Con il suo esempio del giocatore di tennis,Jeffrey Gray ci ha parlato proprio di questo argomento.Il suo punto di vista è chiaro:reagire appropriatamente a certi stimoli non dimostra per niente la presenza della coscienza.Dopo tutto potremmo facilmente progettare un semplice congegno di Intelligenza Artificiale (...) che rispondesse alla luce rossa dei semafori premendo il freno dell’automobile,o rispondesse al lanciò di una palla da tennis brandendo una racchetta.Questi meccanismi non avrebbero certamente nessuna trasduzione cosciente ”(1988).
Prendiamo la mappa delle aree visive della corteccia.La V1 (l’area visiva n°1) è la principale,ma poi c’è la V4 (area principale per i colori),quelle che trattano la forma e quelle specializzate nel definire la localizzazione dell’oggetto,a stretto contatto con le cortecce motorie e altre ancora.Tutti i differenti aspetti implicati nella visione sono ripartiti in aree specializzate del cervello e osservando tale mappa frantumata un ‘materialista cartesiano’ è tentato di mettersi a cercare il luogo in cui tutto il materiale viene assemblato  in un’unica rappresentazione multimodale e di assegnare a tale luogo quello della rappresentazione dell’esperienza cosciente,cioè quello dove avviene la seconda trasduzione.Ma nel cervello non esiste nessun quartier generale più centrale di tutti verso il quale gli input procederebbero per compattarsi.Se ci fosse sarebbe la casetta di un piccolo fantoccio seduto davanti a monitor,un omuncolo impegnato a premere pulsanti del suo teatro cartesiano per l’esperienza soggettiva.A meno che si possa identificare una qualche sub regione del cervello cone tale quartiergenerale il posto dove Voi siete,continua Dennett,semplicemente non potete determinare in modo preciso quando avviene la coscienza di un evento.Nemmeno il comparatore subicolare proposto da Gray può assolvere questa funzione,perchè esso non potrebbe produrre gli effetti che ha senza lavorare in accordo con parti più ampie del cervello;è perciò arbitrario scegliere quella fase del processo e dire che quello è il luogo in cui si verifica la coscienza.Dunque la domanda:”Quando Io,proprio Io (in quanto luogo distinto delle varie parti del mio cervello) vengo a conoscenza e divento consapevole,di qualche evento?” è solo una trappola.
La tesi di Dennett ha il fascino di tutte le ‘visioni’ capaci di dividere le acque in due,in questo caso di cercare di rendere credibile la separazione tra il biologico e il mentale;tuttavia quando si passa alla pratica della ricerca  neuroscientifica  i contorni del problema divengono molto più  sfumati e incerti.
Per il filosofo americano,l’autocoscienza umana non è un sistema biologico,ma una macchina virtuale ‘neumanniana’,il prodotto di comportamenti appresi di natura prevalentemente linguistica,e generati dal flusso della verbalizzazione interna (parlare a se stessi in un soliloquio silenzioso o manifesto) che ha trasformato l’attività cerebrale a partire dai primi ominidi con l’istituzione di una architettura parallela,un software cerebrale che ha allestito un Io Narrativo.Questo IO non è qualcosa di reale,ma il punto astratto in cui si intrecciano le varie storie che l’individuo racconta su di sè o che altri raccontano su di lui,un ‘centro di gravità narrativa’,simile all’astrazione fisica del centro di gravità che si trova in ogni oggetto.
Secondo Dennett il suo Multiple Drafts Model (1991) per la spiegazione della coscienza ha molto in comune con la Global Neuronal Workspace Theory (B.Baar,1988;Dehaene e Chargeux, 1998,2014).
(da S.Dehaene,Cervello e coscienza,2014)
La Teoria dello Spazio di Lavoro Globale (GNWT) propone che ciò di cui abbiamo esperienza come coscienza sia la condivisione globale dell’informazione. Il cervello contiene innumerevoli processori locali,ciascuno dei quali specializzato in un tipo di operazione.Un sistema di comunicazione specifico (lo ‘spazio di lavoro globale’) permette loro di condividere in maniera flessibile l’informazione.In ogni determinato momento lo spazio di lavoro seleziona un sottoinsieme di processori,stabilisce una rappresentazione coerente dell’informazione che questi codificano,la trattiene nella mente per una quantità di tempo arbitraria e la restituisce disseminandola, praticamente,in qualsiasi altro processore.Ogni volta che un brandello d’informazione riesce ad accedere a questo GNWT diventa cosciente (Dehaene,2014).
A proposito del ‘fantasma cartesiano’,Dehaene condivide le parole di Dennett e afferma che dobbiamo fare attenzione all’allegoria della coscienza come teatro,poichè può condurci a un grande errore:la fallacia dell’homunculus,che sbircia nello schermo e comanda le nostre azioni.Non esiste alcun ‘io’ che guarda dentro di noi,dice Dehaene,perchè quell’IO è tutto il palcoscenico stesso.
Per Dennett l’architettura della GNWT possiede caratteristiche importanti. Oltre a quella di impiegare la scomposizione funzionale ricorsiva,requisito indispensabile per sbarazzarsi dell’omuncolo,possiede un parallelismo elevato  e quindi non ha bisogno di postulare una commissione esecutiva centrale.La GNWT consente inoltre di ipotizzare che il sopracitato «peso di un contenuto » sia realizzato attraverso il mantenimento di un ciclo di amplificazione prolungata dei contenuti vincenti,come si ipotizza nel MDM (Dennett, 2005),per definire il quale usa spesso la metafora della corsa dei cavalli .
Durante la corsa diversi cavalli,ora l’uno ora l’altro, raggiungono la prima posizione.
Il cavallo (cioè uno stimolo) in testa è il candidato a divenire contenuto presente della coscienza, ma la coscienza di esso avrà modo di realizzarsi a gara ultimata, poiché solo tutta la gara è la risultante dei  momenti che la costituiscono: il cavallo vincitore è tale perché esiste un rapporto di esso con i non vincitori.
Del resto però il modello della GNWT non ha nemmeno problemi di compatibilità con la teoria del controllo consapevole in seguito al rilevamento inconscio dell’errore di Gray,che nei test sperimentali è spesso indicato da segnali presentati sotto il livello della coscienza,e in cui il cervello inibisce la risposta in maniera non cosciente con l’attivazione dell’insula e dell’area motoria presupplementare.Solo quando questo segnale-proibizione si renderà ‘visibile’ nel GW e potrà innescare una massiccia rete di aree nella corteccia cingolata anteriore,nel lobo parietale e prefrontale,si avrà il controllo volontario e cosciente (Dehaene,2014).
Se i modelli di Gray e di Dennett una volta applicati al GNW non risultano così incompatibili,forse è perchè la loro polemica è stata un tempo troppo amplificata da questioni filosofiche a cui nessuno dei due s’è sottratto.
Le moderne riflessioni sul modello di Gray (P.Corr,2010) centrate sui Livelli Multpli di Controllo del Comportamento,aggiungono riflessioni altrove assenti sulla psicologia delle differenze di personalità e sulla loro evoluzione ,e sono assai rilevanti nello studio dei processi della  coscienza .
Secondo l’olismo di Dennett la coscienza è un utile prodotto della selezione naturale e della plasticità del cervello in relazione all’ambiente,attraverso l’apprendimento e la memoria;l’evoluzione umana ha saputo fare un buon uso del prodotto nel passaggio dai fenotipi ‘informivori’ darwiniani,a quelle skinneriani,e infine ai popperiani e gregoriani,quest’ultimi sempre più influenzati dall’evoluzione culturale e memetica.
Secondo la visione ‘riduzionistica’ di Gray la coscienza doveva essere il prodotto della variazione adattiva di definiti meccanismi neurobiologici del cervello sviluppatisi in un periodo remoto in funzione della sopravvivenza umana in ambienti sempre più complessi.
A Dennett,ostile com'è all’idea di un rapporto diretto tra neurobiologia del cervello e coscienza,ha sempre dato qualche problema l’evidenza che alla natura non è bastato solo selezionare ‘cervelli plastici’ ma li ha anche dotati di differenze attraverso polimorfismi ereditari e non è perciò da escludere che tali differenze cerebrali abbiano influito sulle differenze nei corrispondenti ‘sistemi informazionali’;in altre parole non si può escludere che tali sistemi risentano della selezione bilanciata cerebrale che ha dato origine a differenze strutturali ereditarie delle funzioni, espresse  oggi nelle differenze nei tratti di personalità e cognitivi tra gli individui.
Ora dal momento che l’evidenza di questa selezione bilanciata non è in  discussione,nei cervelli delle ‘creature’ dovranno svolgersi anche operazioni che mediano tali differenze negli output computazionali e comportamentali,ed è lecito anche chiedersi quali sono queste  operazioni e a carico di quali strutture.
Per Dennett non se ne dovrebbe nemmeno parlare e infatti finisce per condividere la strana tesi degli  psicoevoluzionisti Tooby & Cosmides, secondo i quali quelle variazioni non sono  funzionalmente importanti per la progettazione della mente,poichè in essa gli unici tratti che richiedono una spiegazione adattiva sono quelli che non mostrano alcuna variazione (mutazione).Insomma le variazioni di personalità ci sarebbero,ma non contano.L’ipotesi di Gray invece riesce a rispondere a questa domanda in modo  convincente ed elegante,oltre che  in linea con  l’impianto del GW.
(da P.Corr,2010,vedi biblio)
La teoria di Philip Corr sui livelli multipli di controllo del comportamento (2010) è un aggiornamento della Teoria della sensibilità al rinforzo di Gray (Corr,2002) in cui viene fatta l’ipotesi  (confermata dai risultati) che BIS,BAS e FFFS non siano sistemi indipendenti,come ipotizzava Gray,ma congiunti e che interagiscono in varie misure nelle molteplici varianti di personalità,a seconda dei loro differenti gradi di attivazione nel sistema generale.Se davanti a uno stimolo gratificante,per esempio,il BAS è fortemente attivato ciò sarà in una misura più ampia se si combina con un BIS  e un FFFS sottoattivati (+BAS-BIS-FFFS).Gli individui ad alta reattività  nel sistema inibitorio  (+BIS) reagiranno invece con più forza agli stimoli punitivi e tale effetto sarà più forte se in congiunzione con una bassa impulsività ed un’ alta ansietà (+BIS-BAS+FFFS).
Prove biofarmacologiche indicano che  le ‘vie’ serotoninergiche del cervello hanno il potere di modulare quelle dopaminergiche;ciò testimonia la loro  congiunzione e reciproca dipendenza,oltre che la loro combinazione secondo vari equilibri nell’espressione dei tratti,dalle personalità ‘estreme’ (+BIS-BAS+FFFS oppure  
-BIS+BAS-FFFS) a quelle delle loro innumerevoli variazioni intorno ai valori intermedi. Nel mio libro ‘Personalità:neurostrutture e neurospartiti (2016) ho tentato un collegamento di tali variazioni di personalità all’evoluzione umana secondo i principi della Life History Theory.
Corr (2010) sostiene che in psicologia della personalità per costruire un modello del controllo del comportamento capace di integrare in un quadro coerente motivazione,emozione,cognizione ed esperienza cosciente occorre il riconoscimento di due aspetti principali:
a) il rapporto tra una elaborazione automatica (reflexive-veloce/a grana grossa) e una elaborazione controllata (reflective- lenta/a grana fine ) e
b) il ritardo dell’elaborazione controllata (che include la creazione di consapevolezza cosciente).Sul piano fenomenico sembra che tale processo ‘controlli’ il comportamento,ma sul piano sperimentale è facile dimostrare che è posteriore al comportamento a cui si applica.
Il modello,sulla base di dati sperimentali e della clinica neuropsicologica (Gray,1982; Gray & McNaughton, 2000; McNaughton & Corr 2004, 2008) ruota intorno alle proprietà del Sistema di Inibizione Comportamentale (BIS),che attraverso la Corteccia Cingolata Anteriore,ha la  funzione:
1) di estrarre certi stimoli (quando viene rilevato che non vanno secondo i piani,cioè quando la non corrispondenza tra previsionie attese da ‘errore’) dalla processazione automatica corrente per sottopoli a quella controllata,e
2) di adeguare (anche attraverso la consapevolezza cosciente) i pesi cibernetici dei processi automatici che controllano il  comportamento immediato per ricalibrarli in vista del futuro.
L'importanza del BIS per gli argomenti e il modello presentato,risiede nel fatto che il BIS costituisce la base di una spiegazione di come alcune informazioni elaborate in automatico (dietro la spinta del comportamento preminente e d’impulso) vengono isolate.Attraverso il processo viene fornita  non solo una spiegazione meccanica di questa transizione (che avviene in seguito al rilevamento della discrepanza tra stati attesi e reali del mondo),ma anche  suggerita
a)una spiegazione del significato evoluzionistico dell’istituirsi della consapevolezza cosciente come controllo degli effetti della elaborazione automatica,e
b)delle sue differenze in tale controllo secondo i differenti pesi di attivazione individuale e sensibilià nel BAS,BIS e FFFS.
Dovremmo,in altre parole, aspettarci che differenze individuali ereditarie nella sensibilità del BIS  determinino anche le differenze nella soglia di innesco del meccanismo dell'errore,una prevalente disposizione all’inibizione  del comportamento ,e la generazione dei corrispondenti contenuti di coscienza. Al polo alto della dimensione BIS (come quella misurata dal Carver & White, 1994 BIS / BAS scale), si troveranno persone altamente ansiose nella quali il BIS è in uno stato cronico di over-attivazione,che comporta preoccupazione, ruminazione,un’ampia valutazione  dei rischi (qualia cognitivi), inibizione comportamentale e alti livelli di emotività negativa.Al polo basso della dimensione BIS, dovremmo trovare individui con un BIS sotto-attivato, che comporta una ridotta capacità di rilevare conflitti legati all’obbiettivo (ad esempio mancata corrispondenza tra gli stimoli attesi e reali),una scarsa inibizione di comportamenti prevalenti inappropriati, e una generale mancanza di inibizione comportamentale,preoccupazione / ruminazione e effettività negativa. Attivazione alta del BIS assomiglia all’ansia clinica,mentre una sua bassa attivazione contribuisce alle caratteristiche emotive, motivazionali e comportamentali del comportamento psicopatico (ad esempio Lykken, 1995; per un modello neuropsicologia BIS-based della psicopatia, vedere Corr, 2010).
La teoria di Gray (2004) è certamente compatibile con la teoria dello Spazio di Lavoro Globale di Baars (1997).
Secondo Baars, la coscienza è simile a un punto luminoso sul palcoscenico della Memoria di lavoro,diretto dal  riflettore dell’attenzione sotto la guida esecutiva (Baddeley, 1986),nello stesso momento in cui tutto il resto del teatro è buio e inconscio.La memoria di lavoro è importante perché ha la funzione di diffondere un’informazione ai vari moduli del cervello,per quella processazione multimodale che genererà la coscienza (Dehaene,2014) La teoria di Gray propone il motivo per cui una informazione-stimolo viene estratta dal buio degli automatismi e posta sotto il riflettore  della memoria di lavoro e dell’elaborazione cognitiva che potrà implicare anche l’ esperienza cosciente.La funzione inibitoria della coscienza risolve uno dei principali problemi dell’evoluzione e cioè come avere la garanzia che le risposte automatiche immediate siano adeguate e come i processi controllati vengono richiamati nei momenti critici, quando una scelta più accurata deve essere fatta.
In questi momenti critici, dopo l'analisi raffinata effettuata con l’elaborazione controllata,possono essere apportate regolazioni al sistema automatico anche se in ritardo rispetto alle esigenze di vita,ma in modo tale che quando in futuro si verificherà lo stesso fenomeno/stimolo o qualcosa di simile (ad esempio l’incontro con serpente,un animale predatore o un simile rivale nella competizione sociale) il comportamento automatico possa essere più appropriato.
L’ipotesi della possibile compatibilità dell’MDM di Dennett e della teoria neuropsicologica di Gray (rivisitata da  P.Corr,2010) con la GNWT (Baars, 1997; Dehaene,2014) fa sorgere qualche dubbio.
A meno che Dennett non dissipi  il sospetto che secondo lui i nostri antenati ominidi ‘diventarono’ differenti perché un bel giorno cominciarono a raccontarsi ‘a caso’ storie differenti sull’esistenza,invece del contrario,ovvero che il loro essere biologicamente differenti li portò a commentare l’esistenza in modo differente e a popolare la nascente memosfera di racconti meravigliosamente utili e discordanti,non si vede come potrebbero convivere.
Non è nelle possibilità di Dennett risolvere il dilemma;ha sempre messo in guardia gli psicologi darwiniani dall’essere ‘riduzionisti avidi’ e si è detto molto interessato alle ricerche dei ‘non avidi’ Tooby & Cosmides,il cui approccio ritiene sia dei migliori.La sua idea di ‘macchina virtuale’ come “sistema,creatore della cultura,in gran parte autonomo di simboli e valori,che si sviluppa da una base biologica,ma capace di vincere o eludere i vincoli biologici e che crescendo se ne allontana indefinitamente..”(Dennett,2004),non lascia dubbi.Il problema è proprio in quel loro ‘svilupparsi’ da ‘valli e colline’ biologiche,ma senza derivarne (?).
Per gli ‘avidi’ neofiti di Gray non è così scontato che i racconti delle macchine virtuali delle coscienze vadano a congiungersi in un paradiso universale dopo aver tagliato i cordoni ombelicali con le ‘valli e le colline’ delle loro matrici biologiche.Anzi credono che quei racconti conservino la traccia delle proprie vallate d’origine,cosicchè sarebbe più adeguato parlare di menti  e mentalità invece che di mente.
Secondo questi 'avidi' gli ominidi dovevano avere predisposizioni differenti nella scelta degli stimoli per l'elaborazione automatica e dunque tale predisposizione poteva provocare contenuti differenti nella 'elaborazione controllata cosciente'.Quelli più attivati nel BAS che nel BIS (+BAS-BIS) tendevano ad accendere i riflettori  più sui premi che sulle punizioni,in quanto più sensibili e predisposti al condizionamento attraverso ricompense positive (o negative,come la cessazione della  punizione), mentre quelli più attivati nel BIS che nel BAS (-BAS+BIS) tendevano a concentrarsi più sulle punizioni che sulle ricompense,poiché erano più sensibili al condizionamento attraverso punizioni positive (o negative,come la cessazione di una ricompensa). Usando una metafora di Dennett,gli ‘avidi’ ritengono che le ‘corse dei cavalli’ (stimoli) che gareggiano per raggiungere la coscienza,durante le quali ora l’uno ora l’altro prevale,ma solo uno alla fine taglia il traguardo,non sono così libere come lui vuol far credere,ma segretamente truccate da preferenze biologiche,così come i racconti.