Dennett ironizza su tale pretesa di Gray,e lo sfida affermando
che se non si dimostra in quale specifico punto la coscienza entra in
azione,non si può dire di aver scoperto nessuna sua sede;ma ogni sforzo in tal
senso sarà una inutile perdita di tempo perchè quella sede non esiste.Forse,afferma
Dennett,il comparatore di Gray potrà avere molte caratteristiche eccellenti nell’economia
generale della mente,ma in mezzo ad altri miliardi di ‘comparatori’,nessuno dei
quali può essere considerato il ‘trono della coscienza’, la ‘magica chiave’.
Ciò che Dennett constesta con decisione è che si
consideri l’osservazione cosciente come un genere molto speciale di trasduzione.Ci sono trasduttori
artificiali,come le fotocellule,e
trasduttori naturali come i coni e i bastoncelli della retina,dice..“Essi prendono l’informazione in un mezzo
e,in una superficie definita,la traducono:la stessa informazione viene inviata
in qualche altro mezzo fisico....Si è tentati di pensare che la coscienza sia
un genere molto,molto speciale di trasduzione:il genere che chiamiamo
osservazione “(1998)
Gray dovrebbe rifarsi agli esperimenti di
Libet,osserva Dennett,e così continua ”Supponiamo
che una persona stia guidando e si accenda il semaforo rosso.Il piede scende
sul pedale del freno,ma tale risposta allo stimolo costituisce una prova del
fatto che il guidatore abbia una coscienza?Con il suo esempio del giocatore di
tennis,Jeffrey Gray ci ha parlato proprio di questo argomento.Il suo punto di
vista è chiaro:reagire appropriatamente a certi stimoli non dimostra per niente
la presenza della coscienza.Dopo tutto potremmo facilmente progettare un
semplice congegno di Intelligenza Artificiale (...) che rispondesse alla luce
rossa dei semafori premendo il freno dell’automobile,o rispondesse al lanciò di
una palla da tennis brandendo una racchetta.Questi meccanismi non avrebbero
certamente nessuna trasduzione cosciente ”(1988).
Prendiamo la mappa delle aree visive della
corteccia.La V1 (l’area visiva n°1) è la principale,ma poi c’è la V4 (area
principale per i colori),quelle che trattano la forma e quelle specializzate
nel definire la localizzazione dell’oggetto,a stretto contatto con le cortecce
motorie e altre ancora.Tutti i differenti aspetti implicati nella visione sono
ripartiti in aree specializzate del cervello e osservando tale mappa frantumata
un ‘materialista cartesiano’ è tentato di mettersi a cercare il luogo in cui tutto
il materiale viene assemblato in
un’unica rappresentazione multimodale e di assegnare a tale luogo quello della
rappresentazione dell’esperienza cosciente,cioè quello dove avviene la seconda
trasduzione.Ma nel cervello non esiste nessun quartier generale più centrale di
tutti verso il quale gli input procederebbero per compattarsi.Se ci fosse
sarebbe la casetta di un piccolo fantoccio seduto davanti a monitor,un omuncolo
impegnato a premere pulsanti del suo teatro cartesiano per l’esperienza
soggettiva.A meno che si possa identificare una qualche sub regione del
cervello cone tale quartiergenerale il
posto dove Voi siete,continua Dennett,semplicemente non potete determinare in
modo preciso quando avviene la coscienza di un evento.Nemmeno il comparatore subicolare proposto da Gray
può assolvere questa funzione,perchè esso non potrebbe produrre gli effetti che
ha senza lavorare in accordo con parti più ampie del cervello;è perciò arbitrario
scegliere quella fase del processo e dire che quello è il luogo in cui si
verifica la coscienza.Dunque la domanda:”Quando Io,proprio Io (in quanto luogo
distinto delle varie parti del mio cervello) vengo a conoscenza e divento
consapevole,di qualche evento?” è solo una trappola.
La tesi di Dennett ha il fascino di tutte le ‘visioni’
capaci di dividere le acque in due,in questo caso di cercare di rendere
credibile la separazione tra il biologico e il mentale;tuttavia quando si passa
alla pratica della ricerca neuroscientifica
i contorni del problema divengono molto
più sfumati e incerti.
Per il filosofo americano,l’autocoscienza umana non è
un sistema biologico,ma una macchina virtuale ‘neumanniana’,il prodotto di
comportamenti appresi di natura prevalentemente linguistica,e generati dal
flusso della verbalizzazione interna (parlare a se stessi in un soliloquio
silenzioso o manifesto) che ha trasformato l’attività cerebrale a partire dai primi
ominidi con l’istituzione di una architettura parallela,un software cerebrale
che ha allestito un Io Narrativo.Questo IO non è qualcosa di reale,ma il punto
astratto in cui si intrecciano le varie storie che l’individuo racconta su di
sè o che altri raccontano su di lui,un ‘centro di gravità narrativa’,simile
all’astrazione fisica del centro di gravità che si trova in ogni oggetto.
Secondo Dennett il suo Multiple Drafts Model (1991) per la spiegazione della
coscienza ha molto in comune con la Global Neuronal Workspace Theory (B.Baar,1988;Dehaene
e Chargeux, 1998,2014).
(da S.Dehaene,Cervello e coscienza,2014) |
A proposito del ‘fantasma cartesiano’,Dehaene
condivide le parole di Dennett e afferma che dobbiamo fare attenzione
all’allegoria della coscienza come teatro,poichè può condurci a un grande
errore:la fallacia dell’homunculus,che sbircia nello schermo e comanda le
nostre azioni.Non esiste alcun ‘io’ che guarda dentro di noi,dice
Dehaene,perchè quell’IO è tutto il palcoscenico stesso.
Per Dennett l’architettura della GNWT possiede caratteristiche
importanti. Oltre a quella di impiegare la scomposizione funzionale
ricorsiva,requisito indispensabile per sbarazzarsi dell’omuncolo,possiede un
parallelismo elevato e quindi non ha
bisogno di postulare una commissione esecutiva centrale.La GNWT consente
inoltre di ipotizzare che il sopracitato «peso di un contenuto » sia realizzato
attraverso il mantenimento di un ciclo di amplificazione prolungata dei
contenuti vincenti,come si ipotizza nel MDM (Dennett, 2005),per definire il quale
usa spesso la metafora della corsa dei cavalli .
Durante la corsa diversi cavalli,ora
l’uno ora l’altro, raggiungono la prima posizione.
Il cavallo (cioè uno stimolo) in testa è il candidato a divenire contenuto presente della coscienza, ma la coscienza di esso avrà modo di realizzarsi a gara ultimata, poiché solo tutta la gara è la risultante dei momenti che la costituiscono: il cavallo vincitore è tale perché esiste un rapporto di esso con i non vincitori.
Il cavallo (cioè uno stimolo) in testa è il candidato a divenire contenuto presente della coscienza, ma la coscienza di esso avrà modo di realizzarsi a gara ultimata, poiché solo tutta la gara è la risultante dei momenti che la costituiscono: il cavallo vincitore è tale perché esiste un rapporto di esso con i non vincitori.
Del resto però il modello della
GNWT non ha nemmeno problemi di compatibilità con la teoria del controllo
consapevole in seguito al rilevamento inconscio dell’errore di Gray,che nei
test sperimentali è spesso indicato da segnali presentati sotto il livello
della coscienza,e in cui il cervello inibisce la risposta in maniera non
cosciente con l’attivazione dell’insula e dell’area motoria presupplementare.Solo
quando questo segnale-proibizione si renderà ‘visibile’ nel GW e potrà innescare
una massiccia rete di aree nella corteccia cingolata anteriore,nel lobo
parietale e prefrontale,si avrà il controllo volontario e cosciente
(Dehaene,2014).
Se i modelli di Gray e di Dennett
una volta applicati al GNW non risultano così incompatibili,forse è perchè la loro
polemica è stata un tempo troppo amplificata da questioni filosofiche a cui
nessuno dei due s’è sottratto.
Le moderne riflessioni sul modello
di Gray (P.Corr,2010) centrate sui Livelli Multpli di Controllo del
Comportamento,aggiungono riflessioni altrove assenti sulla psicologia delle
differenze di personalità e sulla loro evoluzione ,e sono assai rilevanti nello
studio dei processi della coscienza .
Secondo l’olismo di Dennett la coscienza è un utile
prodotto della selezione naturale e della plasticità del cervello in relazione
all’ambiente,attraverso l’apprendimento e la memoria;l’evoluzione umana ha
saputo fare un buon uso del prodotto nel passaggio dai fenotipi ‘informivori’
darwiniani,a quelle skinneriani,e infine ai popperiani e
gregoriani,quest’ultimi sempre più influenzati dall’evoluzione culturale e
memetica.
Secondo la visione ‘riduzionistica’ di Gray la
coscienza doveva essere il prodotto della variazione adattiva di definiti meccanismi
neurobiologici del cervello sviluppatisi in un periodo remoto in funzione della
sopravvivenza umana in ambienti sempre più complessi.
A Dennett,ostile com'è all’idea di un rapporto diretto tra
neurobiologia del cervello e coscienza,ha sempre dato qualche problema
l’evidenza che alla natura non è bastato solo selezionare ‘cervelli
plastici’ ma li ha anche dotati di differenze attraverso polimorfismi ereditari
e non è perciò da escludere che tali differenze cerebrali abbiano influito
sulle differenze nei corrispondenti ‘sistemi informazionali’;in altre parole
non si può escludere che tali sistemi risentano della selezione bilanciata cerebrale
che ha dato origine a differenze strutturali ereditarie delle funzioni,
espresse oggi nelle differenze nei
tratti di personalità e cognitivi tra gli individui.
Ora dal momento che l’evidenza di questa selezione
bilanciata non è in discussione,nei
cervelli delle ‘creature’ dovranno svolgersi anche operazioni che mediano tali
differenze negli output computazionali e comportamentali,ed è lecito anche
chiedersi quali sono queste operazioni e
a carico di quali strutture.
Per Dennett non se ne dovrebbe nemmeno parlare e infatti
finisce per condividere la strana tesi degli psicoevoluzionisti Tooby & Cosmides,
secondo i quali quelle variazioni non sono
funzionalmente importanti per la progettazione della
mente,poichè in essa gli unici tratti che richiedono una spiegazione adattiva
sono quelli che non mostrano alcuna variazione (mutazione).Insomma le
variazioni di personalità ci sarebbero,ma non contano.L’ipotesi di Gray invece
riesce a rispondere a questa domanda in modo convincente ed elegante,oltre che in linea con l’impianto del GW.
(da P.Corr,2010,vedi biblio) |
Prove biofarmacologiche indicano che le ‘vie’ serotoninergiche del cervello hanno il potere di modulare quelle dopaminergiche;ciò testimonia la loro congiunzione e reciproca dipendenza,oltre che la loro combinazione secondo vari equilibri nell’espressione dei tratti,dalle personalità ‘estreme’ (+BIS-BAS+FFFS oppure
-BIS+BAS-FFFS) a quelle delle loro
innumerevoli variazioni intorno ai valori intermedi. Nel mio libro ‘Personalità:neurostrutture e neurospartiti (2016) ho
tentato un collegamento di tali variazioni di personalità all’evoluzione umana
secondo i principi della Life History Theory.
Corr (2010) sostiene che in psicologia
della personalità per costruire un modello del controllo del comportamento capace
di integrare in un quadro coerente motivazione,emozione,cognizione ed
esperienza cosciente occorre il riconoscimento di due aspetti principali:
a)
il rapporto tra una elaborazione automatica (reflexive-veloce/a grana grossa) e
una elaborazione controllata (reflective- lenta/a grana fine ) e
b)
il ritardo dell’elaborazione controllata (che include la creazione di
consapevolezza cosciente).Sul piano fenomenico sembra che tale processo
‘controlli’ il comportamento,ma sul piano sperimentale è facile dimostrare che
è posteriore al comportamento a cui si applica.
Il modello,sulla base di dati sperimentali e della clinica
neuropsicologica (Gray,1982; Gray & McNaughton, 2000; McNaughton & Corr
2004, 2008) ruota intorno alle proprietà del Sistema di Inibizione
Comportamentale (BIS),che attraverso la Corteccia Cingolata Anteriore,ha la funzione:
1) di estrarre certi stimoli (quando
viene rilevato che non vanno secondo i piani,cioè quando la non corrispondenza
tra previsionie attese da ‘errore’) dalla processazione automatica corrente per
sottopoli a quella controllata,e
2) di adeguare (anche attraverso la
consapevolezza cosciente) i pesi cibernetici dei processi automatici che
controllano il comportamento immediato per
ricalibrarli in vista del futuro.
L'importanza
del BIS per gli argomenti e il modello presentato,risiede nel fatto che il BIS
costituisce la base di una spiegazione di come alcune informazioni elaborate in
automatico (dietro la spinta del comportamento preminente e d’impulso) vengono isolate.Attraverso
il processo viene fornita non solo una spiegazione
meccanica di questa transizione (che avviene in seguito al rilevamento della
discrepanza tra stati attesi e reali del mondo),ma anche suggerita
a)una
spiegazione del significato evoluzionistico dell’istituirsi della consapevolezza
cosciente come controllo degli effetti della elaborazione automatica,e
b)delle
sue differenze in tale controllo secondo i differenti pesi di attivazione
individuale e sensibilià nel BAS,BIS e FFFS.
Dovremmo,in
altre parole, aspettarci che differenze individuali ereditarie nella
sensibilità del BIS determinino anche le
differenze nella soglia di innesco del meccanismo dell'errore,una prevalente
disposizione all’inibizione del
comportamento ,e la generazione dei corrispondenti contenuti di coscienza. Al
polo alto della dimensione BIS (come quella misurata dal Carver & White,
1994 BIS / BAS scale), si troveranno persone altamente ansiose nella quali il BIS
è in uno stato cronico di over-attivazione,che comporta preoccupazione,
ruminazione,un’ampia valutazione dei
rischi (qualia cognitivi), inibizione comportamentale e alti livelli di
emotività negativa.Al polo basso della dimensione BIS, dovremmo trovare
individui con un BIS sotto-attivato, che comporta una ridotta capacità di
rilevare conflitti legati all’obbiettivo (ad esempio mancata corrispondenza tra
gli stimoli attesi e reali),una scarsa inibizione di comportamenti prevalenti
inappropriati, e una generale mancanza di inibizione comportamentale,preoccupazione
/ ruminazione e effettività negativa. Attivazione alta del BIS assomiglia all’ansia
clinica,mentre una sua bassa attivazione contribuisce alle caratteristiche emotive,
motivazionali e comportamentali del comportamento psicopatico (ad esempio
Lykken, 1995; per un modello neuropsicologia BIS-based della psicopatia, vedere
Corr, 2010).
La
teoria di Gray (2004) è certamente compatibile con la teoria dello Spazio di Lavoro
Globale di Baars (1997).
Secondo
Baars, la coscienza è simile a un punto luminoso sul palcoscenico della Memoria
di lavoro,diretto dal riflettore dell’attenzione
sotto la guida esecutiva (Baddeley, 1986),nello stesso momento in cui tutto il resto
del teatro è buio e inconscio.La memoria di lavoro è importante perché ha la
funzione di diffondere un’informazione ai vari moduli del cervello,per quella processazione
multimodale che genererà la coscienza (Dehaene,2014) La teoria di Gray propone
il motivo per cui una informazione-stimolo viene estratta dal buio degli
automatismi e posta sotto il riflettore della memoria di lavoro e dell’elaborazione
cognitiva che potrà implicare anche l’ esperienza cosciente.La funzione inibitoria della coscienza risolve uno dei
principali problemi dell’evoluzione e cioè come avere la garanzia che le risposte
automatiche immediate siano adeguate e come i processi controllati vengono
richiamati nei momenti critici, quando una scelta più accurata deve essere
fatta.
In
questi momenti critici, dopo l'analisi raffinata effettuata con l’elaborazione
controllata,possono essere apportate regolazioni al sistema automatico anche se
in ritardo rispetto alle esigenze di vita,ma in modo tale che quando in futuro si
verificherà lo stesso fenomeno/stimolo o qualcosa di simile (ad esempio l’incontro
con serpente,un animale predatore o un simile rivale nella competizione
sociale) il comportamento automatico possa essere più appropriato.
L’ipotesi
della possibile compatibilità dell’MDM di Dennett e della teoria
neuropsicologica di Gray (rivisitata da
P.Corr,2010) con la GNWT (Baars, 1997; Dehaene,2014) fa sorgere qualche
dubbio.
A meno che Dennett non dissipi il sospetto che secondo lui i nostri antenati ominidi
‘diventarono’ differenti perché un bel giorno cominciarono a raccontarsi ‘a
caso’ storie differenti sull’esistenza,invece del contrario,ovvero che il loro
essere biologicamente differenti li portò a commentare l’esistenza in modo
differente e a popolare la nascente memosfera di racconti meravigliosamente
utili e discordanti,non si vede come potrebbero convivere.
Non è nelle possibilità di Dennett risolvere il
dilemma;ha sempre messo in guardia gli psicologi darwiniani dall’essere
‘riduzionisti avidi’ e si è detto molto interessato alle ricerche dei ‘non
avidi’ Tooby & Cosmides,il cui approccio ritiene sia dei migliori.La sua
idea di ‘macchina virtuale’ come “sistema,creatore
della cultura,in gran parte autonomo di simboli e valori,che si sviluppa da una
base biologica,ma capace di vincere o eludere i vincoli biologici e che
crescendo se ne allontana indefinitamente..”(Dennett,2004),non lascia dubbi.Il
problema è proprio in quel loro ‘svilupparsi’ da ‘valli e colline’ biologiche,ma
senza derivarne (?).
Per gli ‘avidi’ neofiti di Gray non è così scontato che i racconti
delle macchine virtuali delle coscienze vadano a congiungersi in un paradiso
universale dopo aver tagliato i cordoni ombelicali con le ‘valli e le colline’
delle loro matrici biologiche.Anzi credono che quei racconti conservino la traccia
delle proprie vallate d’origine,cosicchè sarebbe più adeguato parlare di menti e mentalità
invece che di mente.
Secondo questi 'avidi' gli ominidi dovevano avere predisposizioni differenti nella scelta degli stimoli per l'elaborazione automatica e dunque tale predisposizione poteva provocare contenuti differenti nella 'elaborazione controllata cosciente'.Quelli più attivati nel BAS che nel BIS (+BAS-BIS)
tendevano ad accendere i riflettori più
sui premi che sulle punizioni,in quanto più sensibili e predisposti al
condizionamento attraverso ricompense positive (o negative,come la cessazione
della punizione), mentre quelli più
attivati nel BIS che nel BAS (-BAS+BIS) tendevano a concentrarsi più sulle
punizioni che sulle ricompense,poiché erano più sensibili al condizionamento attraverso
punizioni positive (o negative,come la cessazione di una ricompensa). Usando
una metafora di Dennett,gli ‘avidi’ ritengono che le ‘corse dei cavalli’ (stimoli)
che gareggiano per raggiungere la coscienza,durante le quali ora l’uno ora
l’altro prevale,ma solo uno alla fine taglia il traguardo,non sono così libere come
lui vuol far credere,ma segretamente truccate da preferenze biologiche,così
come i racconti.