14 apr 2016

Psicoevoluzionisti pop,allevati a 'storie proprio così'



                                       “..eravamo così preparati alla morte 
                                                che l’armistizio ci parve una delusione.." 

                                                                    ( Stanley Kubrick -Paura e desiderio 1953)

                                                      
Copernico ce l'ha fatta,ma per Darwin è ancora dura,notava qualche anno fa il noto matematico e logico Odifreddi presentando il libro di Sterelny "La sopravvivenza del più adatto-Dawkins vs Gould" ;l’evoluzionismo darwiniano dopo l’eliocentrismo,è stata la teoria scientifica che più si è scontrata con i pregiudizi antropomorfi dei conservatori e dei religiosi d’ispirazione mediorientale,ma mentre il copernicanesimo è ormai cosa acquisita anche per le frange più reazionarie,il darwinismo continua a provocare reazioni di rigetto anche in quelle moderate (Odifreddi ,2004).
Non sono mancate (e non mancano) nemmeno lotte laceranti al suo interno tra un’interpretazione totalizzante e una più discreta della selezione naturale,che sempre colmano di eccitata attesa i  reazionari nella speranza di vedere collassare la micidiale corrosività del darwinismo.
Il filosofo delle scienze biologiche Telmo Pievani,direttore del portale web “Pikaia” e gouldiano di razza,circa due decenni dopo l’ultimo scontro tra i sostenitori del 'gene egoista' e quelli del paleontologo americano creatore della teoria degli 'equilibri punteggiati' (in cui la comunità scientifica ha dato ai primi la vittoria ai punti),nella sua ultima fatica (Evoluti eabbandonati-Sesso,politica, morale:Darwin spiega proprio tutto?-Einaudi,2014) riapre la questione discutendo sull'evoluzione del cervello e della mente.In modo tanto ironico quanto sprezzante prende di mira le compulsioni adattazioniste di quelli che definisce gli psicologi evoluzionisti pop e le loro ‘Storie proprio così',tipo quella che racconta che l’orgasmo femminile è un meccanismo selezionato dall’evoluzione naturale per facilitare il trasporto e l’acquisizione degli spermatozoi,o quella che sostiene che la gelosia sessuale maschile si è evoluta per combattere l’incertezza della paternità ecc..ecc..Se questi sono i risultati,dice Pievani tra le righe,allora aveva ragione S.J.Gould ad opporsi alla nascita della psicologia evoluzionistica.
Prese in senso più positivo le cosiddette ‘storie proprio così’ della psicologia evoluzionistica non sono che costruzioni ipotetiche da cui dedurre previsioni verificabili.In seguito a tali verifiche,ad esempio,l’ipotesi sulle funzioni dell’orgamo femminile è risultata molto debole,mentre quella relativa alla gelosia maschile ha avuto un notevole supporto empirico.Non è forse anche così che procede la scienza?
L’errore è all’origine,ribadisce il filosofo della biologia,nel modo in cui le ipotesi vengono formulate;la teoria dell’adattamento per selezione naturale non è del tutto adeguata a spiegare la mente e il comportamento umani.Le mente umana dovrebbe essere considerata come un insieme di funzioni cooptate dalle grandi dimensioni del cervello e dalla sua architettura nata come adattamento per la funzione principale,quella di consentire all’uomo di parlare e comunicare.La mente insomma sarebbe un insieme infinito di exaptation (caratteristiche che si sono evolute per una certa funzione e dopo sono cooptate per un’altra,come le piume degli uccelli che all’origine sono sono state selezionate per la regolazione termica corporea e poi sono state cooptate per il volo) e spandrels (caratteristiche utili che non nascono come adattamenti,ma come una  conseguenza di altre funzioni,come gli affreschi che possono essere dipinti tra le architetture portanti di una cattedrale,o gli spazi tra i pilastri di un ponte che possono essere utilizzati da uccelli per nidificare o da senzatetto per dormire)(Gould & Lewontin,1979,vedi bibl,).Spandrels sono la religione,l’arte,la letteratura,la scrittura,la politica,le norme commerciali,le pratiche di guerra…e anche la gelosia sessuale degli uomini e l’orgasmo femminile,che aquisiscono nel corso della storia evolutiva funzioni biologiche nuove in rapporto a nuovi contesti sociali e culturali,funzioni biologiche che possono modificarsi e divergere da quelle che hanno selezionato le pressioni ecologiche e sociali dell'epoca pleistocenica.Perciò dovrebbero smetterla gli psicoevoluzionisti di scorrazzare per le savane dell'età della pietra  alla ricerca delle radici dei comportamenti contemporanei e raccontare le loro accomodanti ‘storie proprio così’.
La mente d’oggi non è quella di allora,dice Pievani,e non si è evoluta in risposta a un mitico ambiente dell’età della pietra,che gli psicoevoluzionisti immaginano stabile e immutabile,e tale è rimasta fino ad oggi.Gli psicoevoluzionisti pop non hanno saputo tener conto della flessibilità della mente,delle sue trasformazioni attraverso i vincoli storici,del fatto che lo sviluppo e il cambiamento non seguono andamenti lineari graduali.Come da sempre sostengono i seguaci di S.J.Gould per spiegare la sua evoluzione la selezione naturale non basta;l’uomo,come altri animali,è un organismo che si trasforma modificando le sue innumerevoli e differenti nicchie di vita,dove geni e cultura coevolvono.
“Le basi del pensiero moderno sono perciò qualcosa di diverso da quello che gli psicopop vorrebbero far credere;nascono nelle savane pleistoceniche,ma si trasformano,mutano e si plasmano attraverso una miriade di ambienti ed ecosistemi differenti.Invece,secondo gli psicoevoluzionisti pop,a un certo punto l’evoluzione ci avrebbe abbandonati a noi stessi, tanto che ora quel cervello, adattissimo alla preistoria, affronterebbe goffamente le sfide odierne ripetendo schemi di comportamento obsoleti.Per i guru di questa materia la nostra mente sarebbe una collezione di moduli evolutisi per risolvere problemi specifici: una specie di "coltellino svizzero”dice Pievani.Per giustificare l'utilità di meccanismi adattativi così rigidi e immutabili da essere al tempo stesso preistorici e attivi ancor oggi, l'ambiente avrebbe dovuto essere uniforme e duraturo. Solo se l'ambiente non cambia, infatti, sono utili le risposte comportamentali "fisse" che ci evitano di procedere ogni volta per tentativi ed errori. Ma in realtà il Pleistocene vide continue oscillazioni climatiche, habitat mutevoli, mari che si alzarono e abbassarono.E poi noi da centomila anni siamo una specie mobile, espansiva, adattabile a ogni ecosistema. Abbiamo vissuto in ambienti instabili e imprevedibili, dove, più che moduli di comportamento innati e fissi,servivano al contrario flessibilità e innovazione comportamentale.Prendi la gelosia sessuale maschile!Non è detto che si tratti di un adattamento psicologico selezionato dall'evoluzione e ormai inscritto nel nostro codice genetico. Potrebbe essere, invece, frutto di un ragionamento logico. Magari gli uomini pensano che le donne, diversamente da loro, non amino fare sesso senza coinvolgimento emotivo, e quindi l'infedeltà sessuale della compagna per l'uomo è segnale di un doppio tradimento, sia sessuale che sentimentale.Mentre, per condizionamento culturale,le donne danno per scontato che l'uomo sia più farfallone e quindi per loro è il tradimento sentimentale quello che segnala il doppio tradimento (intervista di T.Pievani al ‘Venerdì, di Repubblica,del 30/05/2014).
Questa proposta di Pievani sugli uomini farfalloni e i tradimenti sentimentali somiglia più a un romanzo rosa che a un’ipotesi testabile;comunque anche se si narrano ‘storie NON proprio così’ su 'cooptazioni e pennacchi' sarà ancora necessario ricorrere alla selezione naturale per spiegare le origini e la natura degli adattamenti che hanno fornito le strutture per la cooptazione e sarà ancora necessaria per spiegare i cambiamenti strutturali in un meccanismo già esistente che permettono lo sviluppo della nuova funzione exapted (Buss et al,1998,biblio).Non tutti i tetti vanno bene per la nidificazione delle rondini e anche per i senzatetto non tutti i ponti sono giusti  per bivaccare e dormire.Quando le piume per la regolazione termica diventano ali capaci di volo,è altamente improbabile che la nuova funzione possa avvenire senza alcuna modifica del meccanismo originale;questi cambiamenti dovrebbero essere coordinati con altre modifiche,come ad esempio una muscolatura in grado di generare un grado di sbattimento d’ali sufficiente per il volo e modificazioni del sistema visivo per accogliere le nuove esigenze di mobilità aerea.La selezione è infine necessaria anche per spiegare il mantenimento o meno di un’exaptation nel tempo evolutivo e anche nei rari casi in cui l’exaptazion non comporta cambiamenti strutturali,dovranno essere individuate le pressioni selettive che spiegano come e perché il meccanismo si mantiene nella popolazione.Per certi aspetti non si può dare torto nemmeno a Dennett (1995) quando osserva che il concetto di exaptation non è ben distinto da quello di adattamento,primo perché ogni adattamento è anche una sorta di exaptation,secondo perché nessuna funzione è eterna e terzo perché qualsiasi adattamento si è sviluppato su strutture precedenti che avevano altro uso o non servivano più a niente.Perciò,in definitiva,sarebbe completamente superfluo usare due termini per descrivere la stessa cosa.Non è questa la sede per approfondire l’argomento,che è  già stato autorevolmente discusso altrove (Buss et al.1998,vedi biblio).
Gould a suo tempo si oppose con tutte le forze alla nascita della psicologia evoluzionistica considerandola uno spiacevole effetto collaterale dell'idea che allora riscuoteva maggiore successo,ossia quella  del ‘gene egoista’.Ma i tempi cambiano veloci.E visto che oggi anche il più famoso protagonista di quelle vecchie contese molto ‘politicizzate’ (Wilson & Dawkins vs Gould) ha fatto una mezza marcia indietro criticando alcune tesi di fondo della sociobiologia e adottando termini come ‘preadattamento’ ,che richiamano l'exaptation gouldiana (E.O. Wilson, 2013,biblio),questo,dice Pievani,può rappresentare il punto di svolta verso un programma di ricerca veramente pluralista,in cui,intorno al nucleo centrale del darwinismo,possano coesistere teorie anche divergenti,senza che una spinga l’altra fuori dalla porta com’è successo in passato.
Ritornando alla psicologia evoluzionista c'è da dire che su molti punti Pievani ha ragione.La debolezza e l’arbitrarietà di certe argomentazioni della psicologia evoluzionistica sono frutto della teoria dei moduli universali specie-specifici  dei padri (o meglio dei coniugi) fondatori Tooby & Cosmides (1992) e dall’essersi concentrata sugli universali umani,come la gelosia,l’attrazione sessuale,la logica sommersa delle relazioni sociali,più che sulle variazioni,considerando anche quelle della personalità,rumore di fondo dell’evoluzione. L’assunto errato di questo approccio è che la selezione naturale per un qualsiasi locus tenda a conservare solo la variabile a più alta fitness,e dunque certe variazioni ereditarie non sarebbero opera della selezione naturale,ma solo ‘residui’ neutrali senza alcun valore adattivo. 
Fortunatamente,osserva Pievani,la psicologia evoluzionistica non si limita a questo.C’è un’importante eccezione rappresentata da alcuni psicobioecologi (Gangestad & Simpson, 1990, McDonald,1995, Figueredo et al,2005,Nettle 2005,-in biblio) la cui ricerca emerge proprio da un modo opposto di considerare tali variazioni,il loro valore adattivo e il loro mantenimento sia tra gli animali che tra gli esseri umani.Siamo d'accordo con lui.Sembra che questa sia la chiave per distinguere la buona dalla cattiva psicologia evoluzionistica,più che il raccontare o meno 'storie proprio così'.
Nel suo libro Pievani fa più volte riferimento alla ‘Human Behavioral Ecology’ (HBE) e in particolare alle ricerche di Nettle che sono  ‘in esplicito contrasto con la psicologia evoluzionistica: niente ipotesi speculative su ambienti ancestrali,niente questionari qualitativi,niente situazioni sperimentali astratte,niente simulazioni e giochi,niente generalizzazioni semplificate sugli ‘universali umani’.Al loro posto:dati quantitativi diretti e su larga scala (attraverso aggiornate statistiche demografiche e sociali) riguardanti i comportamenti umani (in tre domini principali:produzione del cibo,distribuzione sociale,riproduzione),gli ambienti e i loro vincoli,le comparazioni tra le popolazioni,le relazioni filogenetiche fra ceppi del popolamento umano.Anche qui l’analisi è graniticamente evoluzionistica (strategie adattive per massimizzare la riproduzione),ma l’esito è opposto a quello degli psicoevoluzionisti:Homo Sapiens deve la sua fortuna alla variabilità,all’adattabilità a contesti eterogenei,alla plasticità, all’apprendimento sociale,alla trasmissione culturale e alla diversità culturale’(cit.pagg.194-195).
L'‘Human Behavioral ecology’ studia il comportamento umano da un punto di vista adattativo e di come evolve con il  variare del contesto ecologico.
L’insieme delle teorie generali su cui si basa l’HBE sono quelle ‘classiche’ dell’adattamentismo 'riduzionistico' come la selezione naturale,la selezione sessuale,la selezione parentale,la fitness inclusiva,con il corredo di una serie di Teorie cosiddette di ‘livello medio’ che hanno poco a che fare con l’inintelligibilità degli ‘spaldrels’ (come le teoria dell’investimento parentale, quella del conflitto genitori-figli,quella dell’altruismo reciproco,quella della selezione r/k e delle Strategie Evolutivamente Stabili (EES))
Senza dubbio nel lavoro di Nettle sono assenti generalizzazioni sugli ‘universali umani’ a partire da questionari qualitativi,ma non alcune ragionevoli ipotesi sugli ambienti ancestrali.
Nella sua ricerca preliminare su un campione di 545 adulti britannici sulle differenze individuali ereditarie di personalità,Nettle sostiene che l’asse estroversione/introversione potrebbe essere più utilmente osservato come insieme dimensionale di trade-off tra differenti costi/benefici;ipotizza che i valori massimi di estroversione sono da associare a un crescente successo nell’accoppiamento (mating effort),ma a costo di un aumento del rischio fisico (somatic effort) e una carenza nelle cure parentali (parental effort),mentre nell’estremo opposto i valori sono invertiti.Insomma i valori elevati di estroversione sarebbero un forte predittore nei maschi per un maggior numero  di partner sessuali,e nelle femmine per una più alta percentuale di quelle propense a lasciare le relazioni esistenti per le nuove (monogamia seriale) determinando inevitabili problemi alla prole.La sua ipotesi e che nell’ambiente ancestrale gli uomini ‘estroversi’ avrebbero teso ad accrescere il numero dei figli,mentre le donne ‘estroverse’ la loro qualità genetica,ma probabilmente ad un  costo elevato per la sopravvoivenza e la salute dei figli;e che la dimensione ‘estroversione’ può perciò essere concepita come un continuum lungo il quale differenti costi e benefici di fitness sono negoziati con l’ambiente. E 'probabile che la fitness ottimale (cioè l’abilità a sopravvivere e riprodursi in un ambiente sotto differenti pressioni) è generalmente nel centro del campo e che quindi i geni dell’estroversione sono soggetti a una selezione stabilizzante,ma la selezione non può comunque rimuovere del tutto la variazione ereditabile,in quanto la caratteristica è probabilmente influenzata da molti obiettivi mutazionali.Come le condizioni ambientali oscillano, l'equilibrio ottimale tra rischio e sicurezza può variare su brevi scale temporali o geografiche e così anche il vantaggio di  essere un estroverso in base alla strategia della maggioranza della popolazione circostante,come spesso accade con le strategie riproduttive alternative.Processi come questi porterebbero al mantenimento di un ampio spettro di fenotipi nella popolazione(Nettle,2004,biblio).
Successivamente,nello stesso periodo in cui A.J.Figueredo,elaborava la teoria della selezione r/k di matrice sociobiologica,raccogliendo sotto un generale K Factor l’insieme delle differenze di personalità nelle strategie ‘life history’, Nettle estendeva gli ipotetici trade-off tra costi e benefici relativi alla fitness alle restanti dimensioni del modello Big Five della personalità (Nevroticismo,Apertura all’Esperienza, Coscienziosità e Gradevolezza)(Nettle, 2006,biblio), e ,con buona pace di Pievani,chiudeva così il documento:
”..per la base ereditabile della personalità,la combinazione di trade-off e polimorfismo genetico sembra una via feconda da perseguire.Qualcuno potrebbe obbiettare che i particolari costi e benefici qui proposti sono speculazioni e in quanto tali sono ‘storie proprio così’ su come sono sorte le variazioni di personalità.La prima obbiezione è vera;per l’altra la critica fraintende l’utilità della spiegazione adattiva in psicologia.Il quadro evoluzionistico che abbiamo usato è un generatore di ipotesi.Cioè,un articolo come questo,che si basa sulla biologia evoluzionistica,non è fine a se stesso,ma piuttosto un ‘motore’ per la generazione di idee empiriche verificabili.I costi e i benefici che abbiamo elencato potrebbero non essere corretti,tuttavia il quadro generale permette di fare previsioni testabili che non sarebbe stato possibile generare attraverso un metodo induttivo

Le ‘storie proprio così’ servono proprio perchè la mente d’oggi non è quella del pleistocene e perchè la sua evoluzione non lascia reperti,a parte le opere artistiche,letterarie,filosofiche, tecnologiche ecc..