“..eravamo così preparati alla morte
che l’armistizio ci parve una
delusione.."
( Stanley Kubrick -Paura e desiderio 1953)
Copernico ce l'ha fatta,ma per Darwin è ancora dura,notava qualche anno fa
il noto matematico e logico Odifreddi presentando il libro di Sterelny "La sopravvivenza
del più adatto-Dawkins vs Gould" ;l’evoluzionismo darwiniano dopo
l’eliocentrismo,è stata la teoria scientifica che più si è scontrata con i
pregiudizi antropomorfi dei conservatori e dei religiosi d’ispirazione
mediorientale,ma mentre il copernicanesimo è ormai cosa acquisita anche per le
frange più reazionarie,il darwinismo continua a provocare reazioni di rigetto
anche in quelle moderate (Odifreddi ,2004).
Non sono mancate (e non mancano) nemmeno lotte laceranti al suo interno tra
un’interpretazione totalizzante e una più discreta della selezione naturale,che
sempre colmano di eccitata attesa i reazionari nella speranza di vedere
collassare la micidiale corrosività del darwinismo.
Il filosofo delle scienze biologiche Telmo Pievani,direttore del portale
web “Pikaia” e gouldiano di
razza,circa due decenni dopo l’ultimo scontro tra i sostenitori del 'gene
egoista' e quelli del paleontologo americano creatore della teoria degli 'equilibri
punteggiati' (in cui la comunità scientifica ha dato ai primi la
vittoria ai punti),nella sua ultima fatica (Evoluti
eabbandonati-Sesso,politica, morale:Darwin spiega proprio tutto?-Einaudi,2014) riapre la
questione discutendo sull'evoluzione del cervello e della mente.In modo tanto
ironico quanto sprezzante prende di mira le compulsioni adattazioniste di
quelli che definisce gli psicologi evoluzionisti pop e le
loro ‘Storie proprio così',tipo quella che
racconta che l’orgasmo femminile è un meccanismo selezionato dall’evoluzione
naturale per facilitare il trasporto e l’acquisizione degli spermatozoi,o
quella che sostiene che la gelosia sessuale maschile si è evoluta per
combattere l’incertezza della paternità ecc..ecc..Se questi sono i
risultati,dice Pievani tra le righe,allora aveva ragione S.J.Gould ad opporsi
alla nascita della psicologia evoluzionistica.
Prese in senso più positivo le cosiddette ‘storie proprio così’ della psicologia
evoluzionistica non sono che costruzioni ipotetiche da cui dedurre previsioni
verificabili.In seguito a tali verifiche,ad esempio,l’ipotesi sulle funzioni
dell’orgamo femminile è risultata molto debole,mentre quella relativa alla
gelosia maschile ha avuto un notevole supporto empirico.Non è forse anche così
che procede la scienza?
L’errore è all’origine,ribadisce il filosofo della biologia,nel modo in cui
le ipotesi vengono formulate;la teoria dell’adattamento per selezione naturale
non è del tutto adeguata a spiegare la mente e il comportamento umani.Le mente
umana dovrebbe essere considerata come un insieme di funzioni cooptate dalle
grandi dimensioni del cervello e dalla sua architettura nata come adattamento
per la funzione principale,quella di consentire all’uomo di parlare e
comunicare.La mente insomma sarebbe un insieme infinito di exaptation (caratteristiche
che si sono evolute per una certa funzione e dopo sono cooptate per
un’altra,come le piume degli uccelli che all’origine sono sono state selezionate
per la regolazione termica corporea e poi sono state cooptate per il volo)
e spandrels (caratteristiche utili che non nascono come
adattamenti,ma come una conseguenza di altre funzioni,come gli affreschi
che possono essere dipinti tra le architetture portanti di una cattedrale,o gli
spazi tra i pilastri di un ponte che possono essere utilizzati da uccelli per
nidificare o da senzatetto per dormire)(Gould & Lewontin,1979,vedi bibl,).Spandrels sono
la religione,l’arte,la letteratura,la scrittura,la politica,le norme
commerciali,le pratiche di guerra…e anche la gelosia sessuale degli uomini e
l’orgasmo femminile,che aquisiscono nel corso della storia evolutiva funzioni
biologiche nuove in rapporto a nuovi contesti sociali e culturali,funzioni
biologiche che possono modificarsi e divergere da quelle che hanno selezionato
le pressioni ecologiche e sociali dell'epoca pleistocenica.Perciò dovrebbero
smetterla gli psicoevoluzionisti di scorrazzare per le savane dell'età della
pietra alla ricerca delle radici dei comportamenti contemporanei e
raccontare le loro accomodanti ‘storie proprio così’.
La mente d’oggi non è quella di allora,dice Pievani,e non si è evoluta in
risposta a un mitico ambiente dell’età della pietra,che gli psicoevoluzionisti
immaginano stabile e immutabile,e tale è rimasta fino ad oggi.Gli
psicoevoluzionisti pop non hanno saputo tener conto della flessibilità della
mente,delle sue trasformazioni attraverso i vincoli storici,del fatto che lo
sviluppo e il cambiamento non seguono andamenti lineari graduali.Come da sempre
sostengono i seguaci di S.J.Gould per spiegare la sua evoluzione la selezione
naturale non basta;l’uomo,come altri animali,è un organismo che si trasforma
modificando le sue innumerevoli e differenti nicchie di vita,dove geni e
cultura coevolvono.
“Le basi del pensiero moderno sono perciò qualcosa di diverso da quello che
gli psicopop vorrebbero far credere;nascono nelle savane pleistoceniche,ma si
trasformano,mutano e si plasmano attraverso una miriade di ambienti ed ecosistemi
differenti.Invece,secondo gli psicoevoluzionisti pop,a un certo punto
l’evoluzione ci avrebbe abbandonati a noi stessi, tanto che ora quel
cervello, adattissimo alla preistoria, affronterebbe goffamente le sfide
odierne ripetendo schemi di comportamento obsoleti.Per i guru di questa materia
la nostra mente sarebbe una collezione di moduli evolutisi per risolvere
problemi specifici: una specie di "coltellino svizzero”dice Pievani.Per
giustificare l'utilità di meccanismi adattativi così rigidi e immutabili da
essere al tempo stesso preistorici e attivi ancor oggi, l'ambiente avrebbe
dovuto essere uniforme e duraturo. Solo se l'ambiente non cambia, infatti, sono
utili le risposte comportamentali "fisse" che ci evitano di procedere
ogni volta per tentativi ed errori. Ma in realtà il Pleistocene vide continue
oscillazioni climatiche, habitat mutevoli, mari che si alzarono e abbassarono.E
poi noi da centomila anni siamo una specie mobile, espansiva, adattabile a ogni
ecosistema. Abbiamo vissuto in ambienti instabili e imprevedibili, dove, più
che moduli di comportamento innati e fissi,servivano al contrario flessibilità
e innovazione comportamentale.Prendi la gelosia sessuale maschile!Non è detto
che si tratti di un adattamento psicologico selezionato dall'evoluzione e
ormai inscritto nel nostro codice genetico. Potrebbe essere, invece, frutto di
un ragionamento logico. Magari gli uomini pensano che le donne, diversamente da
loro, non amino fare sesso senza coinvolgimento emotivo, e quindi l'infedeltà
sessuale della compagna per l'uomo è segnale di un doppio tradimento, sia
sessuale che sentimentale.Mentre, per condizionamento culturale,le donne danno
per scontato che l'uomo sia più farfallone e quindi per loro è il tradimento
sentimentale quello che segnala il doppio tradimento (intervista di T.Pievani
al ‘Venerdì, di Repubblica,del 30/05/2014).
Questa proposta di Pievani sugli uomini farfalloni e i tradimenti
sentimentali somiglia più a un romanzo rosa che a un’ipotesi testabile;comunque
anche se si narrano ‘storie NON proprio così’ su 'cooptazioni e
pennacchi' sarà ancora necessario ricorrere alla selezione naturale per
spiegare le origini e la natura degli adattamenti che hanno fornito le
strutture per la cooptazione e sarà ancora necessaria per spiegare i cambiamenti
strutturali in un meccanismo già esistente che permettono lo sviluppo della
nuova funzione exapted (Buss et al,1998,biblio).Non
tutti i tetti vanno bene per la nidificazione delle rondini e anche per i
senzatetto non tutti i ponti sono giusti per bivaccare e dormire.Quando
le piume per la regolazione termica diventano ali capaci di volo,è altamente
improbabile che la nuova funzione possa avvenire senza alcuna modifica del
meccanismo originale;questi cambiamenti dovrebbero essere coordinati con altre
modifiche,come ad esempio una muscolatura in grado di generare un grado di
sbattimento d’ali sufficiente per il volo e modificazioni del sistema visivo
per accogliere le nuove esigenze di mobilità aerea.La selezione è infine
necessaria anche per spiegare il mantenimento o meno di un’exaptation nel
tempo evolutivo e anche nei rari casi in cui l’exaptazion non
comporta cambiamenti strutturali,dovranno essere individuate le pressioni
selettive che spiegano come e perché il meccanismo si mantiene nella popolazione.Per
certi aspetti non si può dare torto nemmeno a Dennett (1995) quando osserva che
il concetto di exaptation non è ben distinto da quello di
adattamento,primo perché ogni adattamento è anche una sorta di exaptation,secondo perché
nessuna funzione è eterna e terzo perché qualsiasi adattamento si è sviluppato
su strutture precedenti che avevano altro uso o non servivano più a
niente.Perciò,in definitiva,sarebbe completamente superfluo usare due termini
per descrivere la stessa cosa.Non è questa la sede per approfondire
l’argomento,che è già stato autorevolmente discusso altrove (Buss et
al.1998,vedi biblio).
Gould a suo tempo si oppose con tutte le forze alla nascita della
psicologia evoluzionistica considerandola uno spiacevole effetto collaterale
dell'idea che allora riscuoteva maggiore successo,ossia quella del ‘gene
egoista’.Ma i tempi cambiano veloci.E visto che oggi anche il più famoso
protagonista di quelle vecchie contese molto ‘politicizzate’ (Wilson &
Dawkins vs Gould) ha fatto una mezza marcia indietro criticando alcune tesi di
fondo della sociobiologia e adottando termini come ‘preadattamento’ ,che
richiamano l'exaptation gouldiana (E.O. Wilson,
2013,biblio),questo,dice Pievani,può rappresentare il punto di svolta verso un
programma di ricerca veramente pluralista,in cui,intorno al nucleo centrale del
darwinismo,possano coesistere teorie anche divergenti,senza che una spinga
l’altra fuori dalla porta com’è successo in passato.
Ritornando alla psicologia evoluzionista c'è da dire che su molti punti
Pievani ha ragione.La debolezza e l’arbitrarietà di certe argomentazioni della
psicologia evoluzionistica sono frutto della teoria dei moduli universali
specie-specifici dei padri (o meglio dei coniugi) fondatori Tooby &
Cosmides (1992) e dall’essersi concentrata sugli universali umani,come la
gelosia,l’attrazione sessuale,la logica sommersa delle relazioni sociali,più
che sulle variazioni,considerando anche quelle della personalità,rumore di
fondo dell’evoluzione. L’assunto errato di questo approccio è che la selezione
naturale per un qualsiasi locus tenda a conservare solo la variabile a più alta
fitness,e dunque certe variazioni ereditarie non sarebbero opera della
selezione naturale,ma solo ‘residui’ neutrali senza alcun valore adattivo.
Fortunatamente,osserva Pievani,la psicologia evoluzionistica non si limita
a questo.C’è un’importante eccezione rappresentata da alcuni psicobioecologi
(Gangestad & Simpson, 1990, McDonald,1995, Figueredo et al,2005,Nettle
2005,-in biblio) la cui ricerca emerge proprio da un modo opposto di
considerare tali variazioni,il loro valore adattivo e il loro mantenimento sia
tra gli animali che tra gli esseri umani.Siamo d'accordo con lui.Sembra che
questa sia la chiave per distinguere la buona dalla cattiva psicologia
evoluzionistica,più che il raccontare o meno 'storie proprio così'.
Nel suo libro Pievani fa più volte riferimento alla ‘Human Behavioral
Ecology’ (HBE) e in particolare alle ricerche di Nettle che sono ‘in
esplicito contrasto con la psicologia evoluzionistica: niente ipotesi
speculative su ambienti ancestrali,niente questionari qualitativi,niente
situazioni sperimentali astratte,niente simulazioni e giochi,niente
generalizzazioni semplificate sugli ‘universali umani’.Al loro posto:dati
quantitativi diretti e su larga scala (attraverso aggiornate statistiche
demografiche e sociali) riguardanti i comportamenti umani (in tre domini
principali:produzione del cibo,distribuzione sociale,riproduzione),gli ambienti
e i loro vincoli,le comparazioni tra le popolazioni,le relazioni filogenetiche
fra ceppi del popolamento umano.Anche qui l’analisi è graniticamente
evoluzionistica (strategie adattive per massimizzare la riproduzione),ma
l’esito è opposto a quello degli psicoevoluzionisti:Homo Sapiens deve la sua
fortuna alla variabilità,all’adattabilità a contesti eterogenei,alla
plasticità, all’apprendimento sociale,alla trasmissione culturale e alla
diversità culturale’(cit.pagg.194-195).
L'‘Human Behavioral ecology’ studia il comportamento umano da un punto
di vista adattativo e di come evolve con il variare del contesto
ecologico.
L’insieme delle teorie generali su cui si basa l’HBE sono quelle
‘classiche’ dell’adattamentismo 'riduzionistico' come la selezione naturale,la
selezione sessuale,la selezione parentale,la fitness inclusiva,con il corredo
di una serie di Teorie cosiddette di ‘livello medio’ che hanno poco a che fare
con l’inintelligibilità degli ‘spaldrels’ (come le teoria dell’investimento
parentale, quella del conflitto genitori-figli,quella dell’altruismo
reciproco,quella della selezione r/k e delle Strategie Evolutivamente Stabili
(EES))
Senza dubbio nel lavoro di Nettle sono assenti generalizzazioni sugli
‘universali umani’ a partire da questionari qualitativi,ma non alcune
ragionevoli ipotesi sugli ambienti ancestrali.
Nella sua ricerca preliminare su un campione di 545 adulti britannici sulle
differenze individuali ereditarie di personalità,Nettle sostiene che l’asse
estroversione/introversione potrebbe essere più utilmente osservato come insieme
dimensionale di trade-off tra differenti costi/benefici;ipotizza che i valori
massimi di estroversione sono da associare a un crescente successo
nell’accoppiamento (mating effort),ma a costo di un aumento del rischio
fisico (somatic effort) e una carenza nelle cure parentali (parental
effort),mentre nell’estremo opposto i valori sono invertiti.Insomma i
valori elevati di estroversione sarebbero un forte predittore nei maschi per un
maggior numero di partner sessuali,e nelle femmine per una più alta percentuale
di quelle propense a lasciare le relazioni esistenti per le nuove (monogamia
seriale) determinando inevitabili problemi alla prole.La sua ipotesi e che
nell’ambiente ancestrale gli uomini ‘estroversi’ avrebbero teso ad accrescere
il numero dei figli,mentre le donne ‘estroverse’ la loro qualità genetica,ma
probabilmente ad un costo elevato per la sopravvoivenza e la salute dei
figli;e che la dimensione ‘estroversione’ può perciò essere concepita come un
continuum lungo il quale differenti costi e benefici di fitness sono negoziati
con l’ambiente. E 'probabile che la fitness ottimale (cioè l’abilità a
sopravvivere e riprodursi in un ambiente sotto differenti pressioni) è
generalmente nel centro del campo e che quindi i geni dell’estroversione sono soggetti
a una selezione stabilizzante,ma la selezione non può comunque rimuovere del
tutto la variazione ereditabile,in quanto la caratteristica è probabilmente
influenzata da molti obiettivi mutazionali.Come le condizioni ambientali
oscillano, l'equilibrio ottimale tra rischio e sicurezza può variare su brevi
scale temporali o geografiche e così anche il vantaggio di essere un
estroverso in base alla strategia della maggioranza della popolazione
circostante,come spesso accade con le strategie riproduttive
alternative.Processi come questi porterebbero al mantenimento di un ampio
spettro di fenotipi nella popolazione(Nettle,2004,biblio).
Successivamente,nello stesso periodo in cui A.J.Figueredo,elaborava la
teoria della selezione r/k di matrice sociobiologica,raccogliendo sotto un
generale K Factor l’insieme delle differenze di personalità
nelle strategie ‘life history’, Nettle estendeva gli
ipotetici trade-off tra costi e benefici relativi alla fitness alle
restanti dimensioni del modello Big Five della personalità
(Nevroticismo,Apertura all’Esperienza, Coscienziosità e Gradevolezza)(Nettle,
2006,biblio), e ,con buona pace di Pievani,chiudeva così il documento:
”..per la base ereditabile della personalità,la combinazione di
trade-off e polimorfismo genetico sembra una via feconda da perseguire.Qualcuno
potrebbe obbiettare che i particolari costi e benefici qui proposti sono
speculazioni e in quanto tali sono ‘storie proprio così’ su come sono sorte le
variazioni di personalità.La prima obbiezione è vera;per l’altra la critica
fraintende l’utilità della spiegazione adattiva in psicologia.Il quadro
evoluzionistico che abbiamo usato è un generatore di ipotesi.Cioè,un articolo
come questo,che si basa sulla biologia evoluzionistica,non è fine a se
stesso,ma piuttosto un ‘motore’ per la generazione di idee empiriche
verificabili.I costi e i benefici che abbiamo elencato potrebbero non essere
corretti,tuttavia il quadro generale permette di fare previsioni testabili che
non sarebbe stato possibile generare attraverso un metodo induttivo”
Le ‘storie proprio così’ servono proprio perchè la mente d’oggi non è
quella del pleistocene e perchè la sua evoluzione non lascia reperti,a
parte le opere artistiche,letterarie,filosofiche, tecnologiche ecc..